Patti Smith, rivoluzionaria
Domenica pomeriggio. Sul Po. Incontro Patti Smith per un’intervista lunga. Prima leggo il libro (“Just Kids”, un po’ insostenibile per fighettismo e narcisismo) e in treno, vedo il doc (“Dream Of Life” – bello, ricco, corale). Lei è sciamannata più della (sua) media, risponde a domande che non le ho fatto, si guarda bene dal rispondere a quelle circostanziate, parla per minuti a ruota libera e occhi chiusi, consulta solo i massimi sistemi. Traspira grandezza e io non ci sono più abituato, incarna il passato, però sostiene il presente come fosse una piuma. Denuncia di tutto, attacca, candidamente dice che così non va ma lei non sa come si fa, prevede cataclismi e usa due volte con nonchalance la parolina: rivoluzione.
Non dico che ne esco galvanizzato. Stranito, quello sì.