Breivik, Borghezio e gli altri
Mario Borghezio ha detto: «Il 100% delle idee di Anders Behring Breivik sono buone, in qualche caso ottime». L’ha detto sul serio, e lo pensa, quelle cose lui le sostiene da sempre. Per questo trovo fastidioso e anche un po’ infame sentir dire che Breivik è un folle. Magari lo è anche, lo stabilirà il tribunale norvegese. Ma è soprattutto un fondamentalista cristiano, xenofobo, razzista, nutrito di nazismo e negazionismo. È il prodotto dell’idealizzazione fascista dell’uomo solo contro tutti, in guerra contro il mondo, non votato al martirio ma al massacro. Breivik ha condotto un programma di sterminio non contro giovani qualsiasi, ma contro giovani laburisti, quindi di sinistra, quindi i suoi nemici.
Qualcuno si ricorda di Andrea Insabato? Il 22 dicembre 2000 mise una bomba all’ingresso del quotidiano Il Manifesto: ne pagò le conseguenze solo lui, si spappolò le gambe. Insabato veniva dal mondo del fanatismo religioso, della destra identitaria più estrema. Oggi si definisce nazionalcristiano rinascista e gira osannato e festeggiato per le feste dei movimenti della destra radicale.
Se andate su Facebook e provate a digitare il nome di Anders Behring Breivik troverete molti messaggi di approvazione: Qualcuno scrive “Good job, Anders”, qualcun altro “Muslim immigrants are to blame for this act”. C’è anche chi posta: “In arab countries the women canot drive cars” e questo evidentemente per lui giustifica una strage.
Sono tutti pazzi quelli che esaltano Anders Behring Breivik? O sono semplicemente xenofobi, razzisti, filo nazisti? Se ne discute in maniera interessante sul blog Fascinazione, di Ugo Maria Tassinari, massimo esperto di movimenti della destra radicale italiana e europea. Nel blog qualcuno dice esplicitamente che le idee di Breivik sono in fondo le stesse di Oriana Fallaci. Sbaglia di tanto? Certo, come si dice ancora in Fascinazione, “Breivik ha l’esclusiva responsabilità di ciò che ha fatto: non ne hanno colpa le persone che la pensano come lui, né le persone a cui si è associato”. Ma quelle idee circolano, eccome, e hanno i numeri. Lo dice pure Borghezio: «Le posizioni di Breivik collimano con quelle dei movimenti che ovunque in Europa vincono le elezioni».
Va ricordato sempre, c’è gente, tanta, che la pensa come lui. Basta fare un giro sui siti di movimenti europei come l’Npd tedesco o l’ungherese Jobbik. E basta parlare con qualche militante “meno corretto” di Forza Nuova e del Front National francese per ritrovare le stesse tesi di Breivik. Consideratelo pure un folle, allora, uno psicopatico. Ma non è uscito dal nulla. E presto, per un certo sottobosco della destra razzista e nazista che si alimenta nelle curve degli stadi, diventerà una specie di eroe.