Perché Knox e Sollecito sono in carcere?
I periti scrivono: “Non si condividono le conclusioni circa la certa attribuzione del profilo rilevato sulla traccia B (lama del coltello) alla vittima Kercher Meredith poiché il profilo genetico, così come ottenuto, appare inattendibile in quanto non supportato da procedimenti analitici scientificamente validati”. Il coltello in questione è quello che, nel processo di primo grado, venne indicato come l’arma del delitto, quello con cui Amanda Knox e Raffaele Sollecito avrebbero ucciso Meredith Kercher nella notte tra 1 e 2 novembre 2007. In pratica, dicono i periti, i risultati delle analisi effettuate dalla polizia scientifica non danno risultati certi. Anzi, sono proprio da contestare.
Poi c’è l’altro reperto analizzato: il gancetto del reggiseno trovato sulla scena del delitto. Di quello i periti dicono: “Non si può escludere che i risultati ottenuti possano derivare da fenomeni di contaminazione ambientale e/o di contaminazione verificatasi in una qualunque fase della repertazione e/o manipolazione”. Quel gancetto rimase per 40 giorni sul pavimento della casa di Meredith Kercher prima che qualcuno lo raccogliesse e repertasse. È ovvio che le contaminazioni fossero possibili. I periti aggiungono poi che “non sono state seguite le procedure internazionali di sopralluogo e di protocollo di raccolta e campionamento del reperto”.
I due periti che hanno tratto queste conclusioni sono Stefano Conti e Carla Vecchiotti. Sono stati nominati dal presidente della giuria del processo d’appello di Perugia. Sono quindi periti super partes: dovevano analizzare i reperti (su cui erano state eseguite analisi non ripetibili) e verificare l’attendibilità delle perizie effettuate dalla polizia scientifica. I risultati lasciano pochi dubbi.
Il fatto è però che gli avvocati difensori di Amanda Knox e Raffaele Sollecito hanno chiesto con forza che queste perizie venissero effettuate anche nel processo di primo grado. I giudici rifiutarono, Amanda Knox e Raffaele Sollecito furono condannati a 26 e 25 anni di carcere. Perché queste perizie non sono state effettuate prima? Che verdetto ci sarebbe stato se già allora, nel dicembre del 2009, la giuria avesse avuto in mano questi risultati?
Siamo a questo punto: le perizie dicono che nulla, ma proprio nulla, colloca i due ragazzi sulla scena del delitto. Un testimone che in primo grado aveva avuto grande rilevanza, Antonio Curatolo, e che disse di aver visto Amanda e Raffaele insieme la notte del 1° novembre, in secondo grado è andato in confusione: non sapeva più in che giorno aveva effettivamente visto i due ragazzi. Rudy Guede, interrogato, dice di essere certo che gli assassini sono Amanda e Raffaele. Però non risponde a domande su quella notte e, prima di dirsi convinto di aver sempre saputo che le cose stavano così, disse di aver visto un’ombra e di aver sentito una voce. Ombre e voci. Rudy Guede è l’unico di cui è stata accertata la presenza in quella casa. Sue tracce sono state rinvenute in bagno. E lui in effetti ha sempre detto di essere andato in bagno e, una volta uscito, di aver trovato Meredith Kercher accoltellata. Parlando poi, appunto, di voci e ombre. Lo stesso Guede tra l’altro, avrebbe raccontato a un altro detenuto di Viterbo, Mario Alessi, una storia completamente diversa. E cioè che a entrare in casa di Meredith furono lui e un amico e fu quest’ultimo a uccidere la ragazza davanti ai suoi occhi. Guede ha poi smentito questa versione ribadendo ancora una volta la storia del bagno.
A questo punto è legittimo chiedersi: ma perché sono in carcere da quattro anni Amanda Knox e Raffaele Sollecito?