Tre ventenni a Milano

Ora si analizzerà qualsiasi  cosa: scandaglieranno la vita di tre ventenni, il loro rapporto. Parleranno della periferia sud est di Milano, dove vivevano Ilaria e Gianluca, oltre via delle Forze Armate, verso Cesano Boscone, in due torri alte e bianche che si vedono da lontano. Rovisteranno nella vita di Riccardo, che li ha uccisi. Seguiranno i suoi genitori.  È giusto, è sbagliato? È inutile? Non lo so, davvero non lo so. Quello che so è ci sono storie che angosciano più di altre proprio perché non si possono capire. Come Luca Massari, il tassista ucciso a novembre, a Milano, a furia di botte. Perché aveva investito un cane. Chi può capire?

È che poi l’angoscia si espande, colma di rabbia e odio. Questa mattina il papà di Ilaria e Gianluca ha urlato sotto casa dei genitori di Riccardo, ha tentato di entrare nel loro palazzo, ha colpito chi cercava di fermarlo. Parleranno anche di lui, di quel padre. Se ne parlerà all’inifinito. E si parlerà di quanto avevano bevuto Gianluca e Riccadro, se davvero avevano bevuto. Stamattina sentivo le interviste ai vicini. Parlavano di Riccardo. Dicevano«Sembrava un bravo ragazzo», «Era taciturno», «Chi l’avrebbe mai detto?». Già chi l’avrebbe mai detto? È sempre così, le risposte sono sempre uguali. Nessuno può capire perché due ventenni sono morti in quel modo, in una notte come tante altre, e perché un altro ventenne li ha uccisi, facendo evaporare per sempre anche la propria vita. Come nesuno aveva capito prima che un ragazzo stava male, tanto male da fare del male agli altri.

Stefano Nazzi

Stefano Nazzi fa il giornalista.