Gli ultras nazisti della Nazionale
La Federazione Italiana Gioco Calcio ha un bel po’ di problemi a cui pensare in questo periodo. Il nuovo scandalo scommesse si allarga giorno dopo giorno e sarà parecchio complicato per la giustizia sportiva decidere eventuali sanzioni per squadre e giocatori.
Però magari qualcuno della FIGC dovrebbe iniziare a fare un pensierino anche a una questione molto più banale e semplice. I dirigenti potrebbero guardarsi intorno quando la Nazionale va a giocare all’estero, come è successo pochi giorni fa a Liegi, in Belgio, quando c’è stata la partita contro l’Irlanda. Sugli spalti a un certo punto è comparso uno striscione scritto in Italiano: “Seppur morto egli arde. Onore a te L. Degrelle”. Il tono retorico-funerario è piuttosto tipico. Leon Degrelle fu un politico belga (si giocava in Belgio, appunto) che fece un sacco di cose ma tra le altre quella degna di nota fu creare la Legione Vallone delle SS tedesche. Era un nazista, insomma, legato a Hitler e ai suoi gerarchi. Dopo la guerra scappò in Spagna e lì è morto, nel 1994.
A esporre lo striscione a Liegi sono stati gli Ultras Italia, che seguono la nazionale in tutte le trasferte. Vengono soprattutto dal Nord-est, ma ultimamente anche dal Sud, sono apertamente fascio-nazisti e xenofobi. Nell’ottobre scorso, a Klagenfurt, in occasione di una partita dell’Italia con la Romania, esposero un striscione che recitava “No alla Nazionale multietnica”. E poi facendo saluti romani iniziarono a fischiare Mario Balotelli e a urlare «Non esistono negri italiani». È da un po’ di anni che seguono la Nazionale, almeno dall’Europeo del 2004 in Portogallo.
Insomma, non sono solo gli ultras serbi a dare spettacolo in giro per l’Europa. Non credo, anzi escluderei proprio, che la Federazione procuri loro i biglietti delle trasferte. Però magari qualche dirigente della FIGC potrebbe pure prendere le distanze. Non è divertente che ovunque giochi la Nazionale all’estero i tifosi italiani siano identificati con un gruppo fanatico di nazisti-razzisti.