Classe dirigente
Per chi segue la politica, è un periodo straordinario, grottesco, sconfortante. Sto cercando di stare dietro giorno per giorno, direi ora per ora, alle evoluzioni dei parlamentari. Vabbé, lasciamo perdere Barbareschi. Ma parliamo per esempio di Roberto Rosso: è passato dal PdL a FLI due mesi fa. Ora pare che torni nel PDL. Due mesi, andata e ritorno. Ci sono poi Pontone e Menardi: anche loro PdL-FLI e ritorno. Nel frattempo al Senato si è formato un nuovo gruppo che si chiama Per le autonomie. Nasce, pare, da una scissione dell’UdC. I suoi membri dicono: «Non saremo come I responsabili alla Camera». Un nuovo gruppo. E a che serve? A proposito, nei Responsabili è entrato Paolo Guzzanti. Dunque, è passato dal PdL al fantomatico gruppo dei liberali poi ha iniziato a frequentare le riunioni del Terzo Polo, si è seduto un po’ nel gruppo misto e ora è tornato a fare la terza gamba del governo. Nel frattempo Guzzanti ha scritto un libro che si chiama Mignottocrazia. Che non è male detto da lui. Ci sono poi quelli che passano dal PD all’API, dall’IdV ai Responsabili e così via. Tutto questo succede anche a livello locale. Avevamo perso per un po’ le tracce di Tiziana Maiolo e l’abbiamo ritrovata fuori dal PdL in FLI: ha fatto anche da portavoce del gruppo a MIlano prima di raccontare bella bella che è più facile educare un cagnolino che un bambino rom. E Ombretta Colli? È sempre stata nel Pdl ma siccome non le hanno dato non so bene quale incarico sta meditando di presentarsi a candidato sindaco con una sua lista. Contro il PdL.
Potrei andare avanti ore e ore ma vi annoierei. E certo non è che si possa ignorare il fatto che l’Italia, a destra, a sinistra, al centro, è piena di parlamentari, senatori, amministratori serissimi che si danno da fare e non girano da un gruppo all’altro come calciatori a fine carriera. Però il fenomeno esiste, eccome, e sembra inarrestabile (vorrei poi capire se succede anche in altri Paesi). La domanda alla fine è una sola: ma che razza di classe dirigente abbiamo?