Avetrana, cambio giro
Michele Misseri scagiona sua figlia Sabrina. Ha scritto due lettere prima di Natale, la prima alla stessa Sabrina l’altra alla figlia Valentina. In pratica chiede scusa alla secondogenita per averla accusata. E chiede scusa all’altra figlia per aver accusato sua sorella. Ecco perché l’avvocato Franco Coppi ha chiesto di poter interrogare Michele Misseri. Il difensore di Sabrina ha solo domandato a Michele Misseri: ha scritto lei queste lettere? È stato costretto a farlo? L’ha fatto sotto pressione? Misseri ha risposto: sì, le ho scritte io, non ero sotto pressione, nessuno mi ha costretto. L’avvocato Coppi ha detto: «Noi avevamo interesse a far riconoscere alcune lettere di questo signore spedite alle figlie. L’indagato le ha riconosciute come sue, ha ammesso che non sono frutto di minacce o di pressioni o dell’intenzione di favorire questo o quello. L’interrogatorio è finito qui».
È ovvio che queste due lettere posono non cambiare nulla. Nel corso dell’incidente probatorio Misseri accusò la figlia: il processo dovrebbe partire da quella dichiarazione. È però anche vero che, come minimo, Michele Misseri è un po’ “ondivago”: una volta accusa, una volta scagiona, dà una versione, poi ne dà un’altra, dice tutto poi il contrario di tutto. È affidabile, quindi? La risposta è ovvia, scontata. Se c’è altro, se ci sono cioè elementi oggettivi contro Sabrina Misseri, la situazione di fatto non cambierà. Se gli elementi oggettivi non ci sono, be’ per forza di cose bisognerà tornare alla prima confessione di Misseri, al fatto che lui consegnò il telefonino di Sarah Scazzi e che ne fece ritrovare il corpo dicendo, sotto interrogatorio, di essere lui, e solo lui, l’assassino.