E gli ultras italiani?
Nella notte tra mercoledì e giovedì a Napoli c’è stata una caccia all’uomo nei confronti dei tifosi di Liverpool (giovedì sera si è giocato Napoli-Liverpool). Caccia all’uomo vera, con coltellate e bastonate. Cinquanta tifosi napoletani hanno tra l’altro preso d’assalto una pizzeria dove 15 ragazzi inglesi stavano cenando tranquilli. Hanno ferito e massacrato, hanno rischiato di uccidere. Delinquenti sul serio. Molto più pericolosi, credo, di quella enorme faccia da cretino dell’ultras serbo che esibiva tatuaggi e passamontagna allo stadio di Genova. Eppure.
Eppure sui giornali non è che si sia dato così tanto risalto alla caccia all’uomo di Napoli. Il Mattino, quotidiano della città, ha titolato: “Una giornata particolare”. Ma come una giornata particolare? Non è stata una giornata particolare. È stata una giornata come tante, una giornata infame, brutalizzata dai criminali organizzati della camorra che gestisono le curve della stadio di Napoli.
Tornando poi a Italia-Serbia, è passata in secondo piano, anzi quasi ignorata, la notizia che i serbi nazionalisti e fascisti non fossero sbucati dal nulla a Genova. In 200 avevano passato il fine settimana precedente alla partita a Milano, avevano dormito in un ostello della gioventù: la titolare aveva avvertito la polizia perché gli ultras erano decisamente su di giri. A Milano gli ultras serbi (ma con loro c’era anche qualche austriaco, un croato, uno sloveno) si sarebbero incontrati con fascisti organizzati delle curve interista e milanista. Di più, un gruppo di serbi prima di arrivare a Genova avrebbe fatto tappa a Verona: anche qui avrebbero fatto festa con i “butei” neri della curva dell’Hellas.