Amanda Knox e i parlamentari
Credo che Amanda Knox sia innocente. Penso lo stesso di Raffaele Sollecito. Non credo siano stati loro a uccidere Meredith Kercher nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2007. Credo che Amanda e Raffaele siano stati, per dirlo con una frase banale, le persone sbagliate nel posto sbagliato al momento sbagliato. La giuria l’ha pensata diversamente dopo un processo lungo e difficile. Amanda deve scontare 26 anni, Raffaele 25. Il processo d’appello inizierà il 24 novembre: la difesa tenterà di mettere in luce aspetti, soprattutto legati agli esami scientifici, che considera siano stati trascurati in primo grado.
Però. Però c’è anche altro: la battaglia, assolutamente legittima, ci mancherebbe altro, da parte della famiglia Knox per ribaltare l’immagine che fin dall’inizio è stata cucita addosso ad Amanda. Per far questo, genitori, parenti, amici, cadono nello stesso errore, però opposto.Tentano di far apparire Amanda come una mezza santa, come la persona più buona sulla faccia della terra. Una che protegge mosche e zanzare, figuriamoci far male alla sua coinquilina. Certo, è vero: all’inizio Amanda è stata raccontata dai giornali italiani come una vedova nera, una mangiatrice di uomini capace di qualsiasi cinismo. Amanda Knox non è così. Ma non è nemmeno lo spirito candido raccontato in maniera quasi naive dalla sua famiglia. Conosco i genitori di Amanda: sono brave persone, distrutte da questa vicenda, psicologiacmente ma anche materialmente (i viaggi continui tra Seattle e Perugia, le lunghe assenze dal lavoro). La verità l’ha probabilmente scritta la giornalista americana Barbie Latza Nadeau, in un libro, Angel face, in cui ha descritto la studentessa di Seattle per quello che è: una ventenne americana venuta a studiare a Perugia. Che impara, è brava a scuola, vuole laurearsi e nel frattempo, come tutti gli studenti del mondo, cerca pure di divertirsi. Che piace ai ragazzi e a cui i ragazzi piacciono. Che ogni tanto, come milioni di altri studenti in giro per il mondo, si fa qualche canna. Questa è Amanda Knox. Né demone né santa. Normale.
Il libro di Barbie Latza Nadeau non è piaciuto alla famiglia di Amanda. L’immagine della ragazza deve essere per loro solo agiografica, santificata. Come se questo potesse influenzare davvero una giuria. Ora hanno permesso la pubblicazione di un libro che evidentemente giudicano più corretto: “Io non vengo con te – colloqui in carcere con Amanda Knox”. L’ha scritto un deputato del Popolo della liberà (i parlamentari hanno acceso quando vogliono in tutte le carceri) che si chiama Rocco Girlanda ed è tra l’altro presidente dell’associazione Italia-Usa. Dice Girlanda: “Racconto una Amanda inedita e profonda che si racconta attraverso la sofferenza quotidiana del carcere, una persona completamente diversa dall’immagine mediatica distorta che i media le hanno cucito addosso”. E poi: “Sogna di adottare dei bambini e di diventare una scrittrice”.
Mah. Trovo sacrosanto che i parlamentari, e quindi i nostri rappresentanti, possano entrare in qualsiasi carcere per controllare, verificare, ispezionare, nel caso denunciare. Ma devono poter entrare per questo. Per capire come, per esempio, dall’inizio dell’anno nelle prigioni italiane ci siano stati 40 suicidi (34 detenuti si sono impiccati, 5 si sono asfissiati col gas, uno si è tagliato la gola). E non per poter pubblicare i dialoghi con Amanda Knox.