Il corpo di una donna
Riassumiamo. Il mattino del 12 settembre 1993 una diciassettenne di Potenza esce di casa. Incontra un’amica, dice che ha un appuntamento alla chiesa della SS. Trinità. L’appuntamento è con un ragazzo, si chiama Danilo Restivo. Lei si chiama Elisa Claps, dopo quella mattina non tornerà mai più a casa.
Restivo viene interrogato, ha un taglio alla mano, si è fatto curare in ospedale. Nessuno, in questura, pensa a sequestrargli i vestiti per analizzarli, il giubbotto è sporco di sangue. O magari qualcuno ci pensa pure, ma non viene fatto. Casa sua non viene perquisita. La chiesa della SS. Trinità sì, viene controllata un po’ così, alla buona. Il parroco, don Mimì Sabia, affronta i poliziotti a muso duro. E poi, poche ore dopo la sparizione di Elisa, parte in corriera: una settimana in un centro termale.
Passa il tempo, le indagini su Elisa vanno avanti senza particolare convinzione. Anzi, sembra proprio che non vadano avanti. Ogni tanto c’è una pista nuova. A un certo punto la cercano anche in Albania. Eppure Elisa non è lontana.
Il 17 marzo 2010 la trovano. Sono passati diciassette anni. Un gruppo di operai sale nel sottotetto della chiesa della SS. Trinità per fare qualche lavoro. Non è difficile andare là sopra, ci si arriva per poche scale, poi si apre una porta. Era lì, era sempre stata lì, nel sottotetto della chiesa. Fu ammazzata con 13 coltellate.
Nel frattempo però sono successe tante altre cose. Perché Danilo Restivo nel 1998 è stata condannato per falsa testimonianza. Insomma, i magistrati hanno capito che diceva un sacco di palle e l’hanno condannato. Elisa Claps non si trovava. Non c’era un corpo, non c’era un omicidio.
Succede anche che nel 2000 sempre Restivo manda un messaggio anonimo alla polizia di Potenza, che lo individua come autore. Dice: “Elisa Claps è in Brasile, non vuole avere a che fare con la sua famiglia, né essere cercata. Lasciatela in pace”.
Ma succede di più, e peggio. Danilo Restivo va a vivere in Inghilterra, sul mare, a Bournemouth. E un giorno la sua vicina di casa, Heather Barnett, una che abita proprio dall’altra parte della strada, muore. Mica di morte naturale. No, la ammazzano a forbiciate. Poi chi l’ha uccisa le stringe nei pugni due ciocche di capelli di chissà chi. Piccolo particolare: a Potenza ci sono ragazze pronte a testimoniare che Danilo Restivo aveva la strana abitudine di tagliare ciocche di capelli. Lo faceva sull’autobus, un po’ di nascosto.
Intanto a Potenza…
È un bel casino. Perché il viceparroco della chiesa della SS. Trinità, un brasiliano che si chiama don Vagno, durante l’interrogatorio, va in contraddizione. Ammette che sì, in effetti, lui il corpo di Elisa Claps l’aveva già trovato un po’ di tempo prima. Prima insomma del 17 marzo. E perché non l’ha detto? La risposta è fantastica: “Ho telefonato al vescovo”, spiega don Vagno, “ma lui era occupato. Dovevo richiamarlo ma poi me ne sono scordato”. C’è da immaginarsi che, il 17 marzo, data del ritrovamento ufficiale, don Vagno si sia battuto una mano sulla fronte e abbia esclamato: “Oddio è vero, c’è quel cadavere, me ne’ero scordato”.
Da quel sottotetto vengono fuori un sacco di cose. Si scopre che due assi del tetto sono state tolte da qualcuno in modo che nessuno potesse avvertire l’odore del corpo di Elisa in putrefazione. Si scopre che poco dopo la sparizione là sopra è stata fatta un disinfestazione. Sono state sparse un sacco di sostanze chimiche per uccidere insetti e schifezze varie, si suppone. Ma ovviamente sostanze chimiche gettate qua e là inquinano la scena del crimine. Si scopre poi che le assi del sottotetto sono state verniciate col catrame. Chi ha ordinato i lavori? Boh. Tutto questo avveniva con il corpo di Elisa Claps lì nell’angolo, malamente nascosta. E soprattutto si scopre che nel sottotetto c’è un materasso, ci sono tracce di DNA di due uomini perché là sopra ci andavano le coppie per stare insieme, lo sanno in tanti a Potenza. Si infrattavano a due metri da un cadavere mummificato.
Poi là sotto, accanto al cadavere, viene trovato un bottone rosso: di un abito talare, probabilmente. Si tirano fuori gli abiti che erano di don Mimì, che nel frattempo è morto, due anni fa, ma lì non manca nessun bottone. E poi nel sottotetto ci sono un sacco di impronte e orme. Si scopre anche che probabilmente a Elisa, dopo la morte, hanno tagliato ciocche di capelli.
Intanto a Bournemouth…
Danilo Restivo finisce in galera. È accusato formalmente dell’omicidio della sua vicina di casa, Heather Barnett. Lo processeranno in autunno. Dall’Italia parte un mandato di arresto internazionale, per l’omicidio di Elisa Claps.
Sembra tanto un romanzo giallo ben congegnato. Il problema è però che per 17 anni una madre, un padre, un fratello hanno cercato una ragazza. Che era lì, a poche decine di metri da loro. Sotto, intanto, in quella chiesa la gente si sposava e andava a pregare, c’erano battesimi e funerali. Diciassette anni sono un’eternità. Un’eternità trascorsa così, gettata in un angolo, mentre sotto e accanto la vita e la morte andavano avanti.