Carlo Lucarelli e lo scannerone
C’è un caso di cronaca, piuttosto incasinato, che forse sarebbe rimasto lì, dimenticato, se un giorno un magistrato non si fosse messo a leggere un libro di Carlo Lucarelli. È una storia strana, di quelle che uno dice «Ma sarà vero?».
Inizia tutto diciassette anni fa, il 4 dicembre 1993. A Catania, un medico e docente di 44 anni, Antonella Falcidia, viene trovata morta, assassinata in casa con ventitre coltellate. A scoprire il delitto è il marito, anche lui medico, Enzo Morici. Gli investigatori indagano su di lui, ovvio. Ma non trovano nulla. E tutto si ferma. Passano anni: tredici, per la precisione. Una sera un procuratore si mette a leggere un libro di Lucarelli sui grandi delitti italiani rimasti irrisolti. Come sia andata di preciso nessuno lo sa, però il procuratore mette giù il libro e inizia a pensare. Deve essersi detto «Però, sto’ Lucarelli…». Oppure gli è venuta un’idea o semplicemente avrà pensato «Sì, la fa facile sto’ scrittore».
Il caso viene riaperto, è il 2006. Come scrivono i giornali, grazie a nuove e moderne tecniche scientifiche, l’indagine arriva a una svolta. Le nuove moderne tecniche scientifiche non è che poi in realtà siano così spettacolari. Si tratta di uno scanner. Uno scanner bello e potente, uno scannerone. Con quello si riesce a ingrandire, senza sgranare l’immagine, una fotografia del divano vicino al quale è stato trovato il corpo di Antonella Falcidia. Tra i motivi floreali, spunta, tracciata con il sangue, la scritta “Enz”. Secondo chi indaga, la donna, prima di morire, avrebbe scritto il nome del suo assassino: Enzo, il marito.
Il fatto è che il divano non esiste più e tutto si basa su una fotografia. Tant’è. Grazie, o per colpa, dello scannerone (e forse di Lucarelli), Enzo Morici venne arrestato. Rimane in carcere 23 giorni poi l’arresto venne annullato. Quando esce di prigione dice: «La procura parla di prova regina, ma questa è una bufala regina». Ora, passati altri quattro anni, dopo averci pensato parecchio, il procuratore aggiunto di Catania che doveva decidere, ha scelto di mandare avanti la richiesta di rinvio a giudizio per Enzo Morici. «Caso difficile, decisione sofferta», ha detto. La teoria è che Morici e la moglie abbiano litigato per via di una presunta amante dell’uomo. Poi, per cancellare i sospetti, Morici avrebbe telefonato ai parenti urlando «Me l’hanno ammazzata».