L’appassionante storia del referendum scozzese
Comunque vada a finire giovedì, il referendum sull’indipendenza della Scozia è di gran lunga la più appassionante storia di democrazia degli ultimi anni. Qualsiasi altro evento si sia svolto in Europa – a cominciare dalle elezioni di maggio – impallidisce di fronte all’intreccio di passioni, interessi, entusiasmi e paure che gli scozzesi sono chiamati a sciogliere.
Sulla contesa c’è un carico storico impareggiabile, simile forse solo a quello che oppone i catalani al resto della Spagna. Certo nell’urna entreranno secoli di ostilità e frustrazioni, ma il nocciolo vero della scelta è intorno a questioni modernissime: finanza, risorse petrolifere, forza dei poteri locali.
La campagna referendaria s’è surriscaldata quando s’è capito che la vittoria dei Sì non è affatto impossibile. Tutta la politica britannica s’è catapultata tra Edimburgo e Glasgow per scongiurare la divisione. Le banche sono entrare pesantemente nel gioco, minacciando gli scozzesi con ricatti espliciti. Alla fine anche la Regina ha dato il suo segnale. E se questa pressione basterà a far prevalere i No – come continua a essere probabile – dal referendum la Scozia avrà comunque guadagnato molto: da Londra le hanno promesso di tutto nelle ultime settimane.
Da lontano prevale la tentazione di tifare per il più debole e il più simpatico, per chi vuole emanciparsi da una storia di subordinazione politica, sociale, psicologica. Dopo di che, l’indipendenza della Scozia sarebbe per l’Europa un gigantesco problema in più, senza minimamente facilitare le relazioni tanto cruciali quanto improbe tra gli inglesi e il resto dell’Unione.
La dimensione e l’importanza politica di questa vicenda fa risaltare, per contrasto, la miseria di chi in Italia ha preteso di intestarsi la battaglia per gli interessi e, lungamente, perfino per la secessione del Nord. Tra ampolle, matrimoni celtici e posti riservati sugli autobus, gli scozzesi troverebbero solo da ridere sulla Lega. Che infatti non è mai stata neanche lontanamente per il Nord ciò che lo Snp è per la Scozia: casomai oggi, cifre alla mano, il partito eletto dai settentrionali come proprio avvocato sembrerebbe il Pd. I leghisti che in queste ore cercano di farsi notare come emuli degli scozzesi sono solo la loro caricatura.
Mentre in Italia sta crescendo, nell’ignoranza dei più e nel disinteresse dei media, un’altra ben più potente, seria, motivata e minacciosa ipotesi di indipendenza: quella della Sardegna.