I diritti delle maggioranze

Tra l’opinione pubblica più partecipe e politicizzata ci saranno sicuramente quelli contenti di come stanno andando le cose a palazzo Madama. Legittimamente, dal loro punto di vista, se sono convinti che la riforma del bicameralismo sia davvero un attentato alla democrazia oppure (caso più probabile) se hanno sulle scatole Matteo Renzi e vorrebbero vederlo inciampare su una importante promessa fatta al paese.

Il punto che la politica di palazzo tende a sottovalutare è che fuori da questa cerchia tutto sommato ristretta di osservatori attenti e militanti c’è la platea più vasta dei cittadini italiani. Che sono già profondamente distanti e diffidenti nei confronti del parlamento, dei partiti (tutti), delle istituzioni in generale, comprese le più alte cariche dello Stato.

Giorgio Napolitano lo sa.

Giorgio Napolitano non ha solo una forte determinazione politica, quella di veder realizzato entro il suo secondo mandato l’obiettivo storico enunciato decine di volte della modernizzazione delle istituzioni. Giorgio Napolitano ha soprattutto il polso preciso dell’umore del paese fuori dalla platea partigiana. E sa che scene come quelle viste ieri a palazzo Madama possono solo dare il colpo di grazia alla poca fiducia rimasta nelle capacità della politica e dei partiti di cambiare le cose e se stessi.

È la stessa netta percezione che rafforza Renzi nell’impegno a «non mollare». Con una differenza importante, tra i due: che Renzi, per quanto ampio sia il suo consenso, rimane comunque uomo di parte, e può trarre perfino dalla «paralisi decisionale» del parlamento uno strumento di lotta politica, ottime ragioni da usare contro i suoi avversari; mentre il capo dello stato non ha avversari da sconfiggere, ha il compito (più difficile) di garantire nel rispetto di tutti il percorso di riforme maturate nella coscienza popolare, nel dibattito scientifico, nel confronto politico e ormai perfino nelle aspettative internazionali.

Questa responsabilità ha spinto Napolitano al gesto che farà clamore e lo esporrà a reiterati attacchi: il richiamo a Pietro Grasso affinché il senato non si autodistrugga consegnandosi in ostaggio all’ostruzionismo di chi non vuole le riforme. Già. Per quanto possa suonare incredibile alle orecchie di qualcuno, il rispetto delle regole della democrazia contempla anche il diritto della maggioranza ad approvare leggi delle quali risponderà agli elettori.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.