M5S prende applausi e un bel rischio
Un incontro normale (ormai anche lo streaming lo è). Tra politici normali (ammesso che si possa definire così Matteo Renzi). Per parlare di una normale questione politica come la riforma elettorale (peccato il vizio di chiamarla con fastidioso latinorum). Ed è proprio la normalità la notizia eccezionale della riunione di ieri tra la delegazione del Pd e quella dei Cinquestelle, un piccolo evento dal quale potrebbero scaturire fatti nuovi sul terreno delle riforme (difficile) ma che vale soprattutto in sé, per il cambio di strategia da parte dei grillini.
La disponibilità al dialogo e al confronto, movimentato dalla necessità di Luigi Di Maio di arginare la facondia di Renzi, è un inedito per M5S. È quello che gli hanno sempre chiesto gli interlocutori politici a cominciare dal Pd (sempre con secondi fini, va ammesso), è sicuramente quello che si sono sempre aspettati tanti elettori, alla fine è stata la svolta decisa da Grillo e Casaleggio dopo la delusione delle Europee.
I fatti nuovi sul terreno della riforma elettorale stenteranno a concretizzarsi. Il Pd ha molte pulsioni interne sul ripristino delle preferenze, ma la disponibilità di Renzi non arriverà fino a rovesciare i termini dell’accordo con Berlusconi: se Forza Italia non cambia linea, Renzi non romperà l’intesa su questo punto. Analogamente, non è verosimile che M5S spinga il proprio interesse su doppio turno e premio di maggioranza fino al punto di entrare nella dialettica altrui: possono parlare col Pd, ma in cambio il Pd deve pagare il prezzo dell’abiura del patto del Nazareno.
Chiaramente Renzi trova ogni convenienza in questa versione aggiornata della politica dei due forni, che per di più gli offre la possibilità di farsi seguire dall’elettorato grillino senza subire demonizzazioni. Proprio per questo è facile la finestra di dialogo si chiuda presto e il blog di Grillo torni ricettacolo di pazzi come quelli che hanno aggredito Maria Elena Boschi.
Se questo negativo passo indietro si verificherà, non sarà solo per calcolo tattico. C’è un problema di fondo, identitario: può sopravvivere M5S alla “normalità” che tutti gli chiedono, a cominciare da intellettuali e giornalisti compagni di strada? Il dubbio è che Casaleggio e Grillo si siano rassegnati alla linea del confronto, ma che la loro originaria impostazione oltranzista fosse più funzionale alla natura del movimento e alla sua protezione dalle insidie di interlocutori pericolosi. Nessuno più pericoloso di Matteo Renzi.