La strategia del M5S
Il disegno di Grillo e Casaleggio è smaccato. Devono tornare a mostrare al paese un parlamento travolto dal caos, dallo scandalo, lesionato nelle sue garanzie democratiche. E questo proprio nei giorni nei quali lo stesso parlamento, le istituzioni, i partiti, stanno finalmente dando un’immagine quanto meno produttiva di sé. Stanno risolvendo almeno il primo dei molti problemi lasciati a marcire per anni, e dalla cui fermentazione sono nati il loro discredito e poi il consenso per Cinquestelle.
Il simbolo più alto di questo tentativo di autoriforma della politica è colui che per anni l’ha invocata, promossa, perseguita, mentre i partiti erano irresponsabilmente sordi.
L’estremo assalto a Giorgio Napolitano non ha la minima consistenza giuridica, né pretende di averla. Il documento di M5S è un’accozzaglia di accuse assurde, per alcune delle quali (l’abuso della decretazione d’urgenza) si sarebbero dovuti al limite arrestare tutti i presidenti della storia recente della Repubblica, meno Napolitano che ha spesso denunciato la distorsione di cui sono responsabili un governo e un parlamento appunto inefficienti e lenti.
Il tassello più infame del castello di accuse torna a essere – nonostante le pronunzie inequivocabili dei magistrati siciliani – la pretesa copertura offerta dal Quirinale alla pretesa trattativa tra Stato e mafia. Qui Grillo e i suoi sono solo meri esecutori di un disegno calunnioso perseguito contro ogni smentita ed evidenza dal partito trasversale fondato e diretto da Ingroia e Travaglio.
La procedura di messa in stato d’accusa non andrà ovviamente da nessuna parte. Com’è tipico dei diffamatori, si
vuole solo lasciare il segno del sospetto. Così come sarebbe ridicolo cercare di farci credere che la indecente buriana montata alla Camera sia davvero stata una reazione al (tardivo) intervento della Boldrini.
Tutto per Banca d’Italia? Via, non siamo bambini. Qui è in corso un’operazione che porterà M5S fino alle Europee sulle ali di un estremismo parolaio mai conosciuto prima neanche da loro, che pure ne sono campioni.
In questa situazione, senza voler restringere lo spazio alla discussione e al miglioramento della nuova legge elettorale, chi a Montecitorio si troverà a spingere pulsanti per voti segreti sull’Italicum dovrebbe riflettere bene. Se per incidente questo estremo tentativo di salvare la politica da se stessa dovesse fallire per mano ignota, davvero lì dentro non si salverebbe nessuno dalla ramazza. E non sarebbe solo Grillo a impugnarla.