I vantaggi del “sindaco d’Italia”
Se davvero Matteo Renzi uscirà dalla strettoia sui modelli di legge elettorale così come c’era entrato, cioè con una preferenza per il cosiddetto “sindaco d’Italia”, molti nodi saranno sciolti e altri si proporranno.
Come prima cosa, si chiuderà la telenovela sulla durata del governo Letta. Il segretario Pd avrà dato prova concreta (la seconda, dopo la ricandidatura a sindaco di Firenze) di quanto va dicendo da sempre, e cioè che per lui la legislatura può proseguire fino al 2015. Questo perché il corollario indispensabile del doppio turno di coalizione è che la fine del bicameralismo perfetto si realizzi veramente, con una modifica costituzionale e diversi mesi di lavoro parlamentare.
Non è azzardato ipotizzare che questa soluzione sia gradita anche al capo dello stato e che Renzi gliene abbia parlato lunedì. Se alla riforma elettorale si aggiungesse una modifica costituzionale fra quelle auspicate da Napolitano, il suo secondo mandato potrebbe chiudersi fra un anno con un segno positivo.
Sul piano tecnico, il doppio turno di coalizione è la formula individuata dal suggeritore di Renzi in materia elettorale, Roberto D’Alimonte, e (una volta eliminato il bicameralismo) garantisce sia bipolarismo che governabilità, dopo aver dato nel primo turno proporzionale spazio alle ambizioni dei partiti minori.
Sul piano politico appare la soluzione più indolore rispetto agli equilibri attuali: Alfano è contento (ma deve accettare la chiusura del senato elettivo), non si infrange la coalizione di governo, i numeri in parlamento ci sono, Renzi non deve esporsi al rischio di un accordo privilegiato con Berlusconi (segnalavamo giorni fa che, per quanto disinvolto, il segretario sa di dover essere cauto su questo fronte). Più problemi Renzi potrebbe trovarli all’interno del Pd: il ritorno al proporzionale scontenterà gli affezionati a formule più anglosassoni, che da sempre spingono in favore del ripristino del Mattarellum.
Infine, ci sarà chi solleverà una questione di fondo. Importante. I sostenitori del “sindaco d’Italia” si preoccupano di specificare che trattasi di doppio turno di coalizione, con «successiva» indicazione del presidente del consiglio. Poche ipocrisie: questo sistema nelle città funziona perché la proposta agli elettori è polarizzata sul candidato sindaco. Così avverrà fatalmente anche per le politiche. E la verità è che a quel punto saremmo davvero a un passo dal semipresidenzialismo: formula che a sinistra ha avuto alti e bassi di gradimento, e il cui successo segnerebbe un vero passaggio epocale.