Auguri congresso

Le procedure formali si sono esaurite, da oggi può considerarsi aperto il congresso che l’8 dicembre porterà a eleggere il nuovo segretario del Pd (evento che calamita la grande attenzione mediatica) ma prima di quel momento tutti i segretari provinciali.

Non va sottovalutato quest’ultimo aspetto.

La stagione che si chiude sigilla il fallimento di un intero gruppo dirigente. Se tutti e quattro i candidati nazionali sono d’accordo nel considerare questo congresso una autentica rifondazione del Pd, la conseguenza dovrebbe essere un rinnovamento profondo anche delle leadership locali.

Per non parlare dello snodo più difficile, cioè la creazione ex novo di un gruppo dirigente nazionale intorno al prossimo segretario: si tratta del collettivo al quale toccherà un lavoro enorme di riorganizzazione e rimotivazione, dunque la sua composizione sarà sicuramente la prima, più grave e per certi aspetti più decisiva scelta del vincitore delle primarie. Al di là dei propri meriti o demeriti, tutti i segretari del Pd sono stati vulnerabili per la debolezza o la scarsa capacità delle persone chiamate intorno a sé: non avere (o addirittura non voler avere) un gruppo dirigente di spessore ha dato il via libera alla strutturazione del Pd per cordate e filiere personali.

La mappa delle candidature locali che proviamo a tracciare oggi su Europa svela che sono rari i casi in cui i confronti a livello locale ricalcano la competizione a quattro del livello nazionale.

È un fatto positivo se persistono dinamiche territoriali autonome. Se alla prova dei fatti in giro per l’Italia non si contrappongono due blocchi, questo disinnesca qualsiasi residua ipotesi di un congresso-resa dei conti, di una catarsi al culmine della quale i perdenti possano aver voglia di andarsene.
D’altra parte è anche vero che il Pd sarà praticamente da reinventare – tale è l’intenzione di tutti, maxime di Renzi e Civati – e che questo non potrà avvenire se il gruppo dirigente nazionale non potrà contare sulla solidarietà e condivisione da parte di tutti.

Non siamo sicuri che i congressi locali vengano affrontati ovunque con la consapevolezza della posta in palio. In ogni caso, i quattro candidati faranno bene a lavorare sodo per dare fondamenta locali alle proprie ambizioni. Altrimenti il successo di un giorno potrebbe trasformarsi nel fallimento del giorno dopo.
Auguri a tutti.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.