M5S non slitta verso destra. C’era già
La fiammata che improvvisamente fa avvampare il Movimento Cinquestelle ci ricorda l’assurdità di aver voluto trattare il fenomeno Grillo come una sorta di estremismo di sinistra dei tempi moderni. Ci sono caduti in tanti – da Bersani a Civati, da Vendola a Rodotà – non a caso sempre maltrattati nei loro diversi approcci.
Cinquestelle non è questo. Nella crudezza della loro reazione di ieri Grillo e Casaleggio dicono bene: avessero fondato il movimento come una nuova Dp, alle elezioni avrebbero preso le percentuali di Dp. Invece M5S si offre all’Italia degli arrabbiati come un canale di scolo, nel quale rifluisce di tutto (compresa estrema destra e leghismo), nulla può essere rigettato e soprattutto nulla può essere – diciamo così – recuperato ai fini di soluzioni politiche condivise con altri.
Che questa natura primigenia – ragione e condizione del successo elettorale dei grillini – fosse destinata a confliggere con la rappresentanza istituzionale del movimento era in re ipsa. Un fatto inevitabile. Fisiologico. Previsto da Grillo stesso, quindi spesso da lui e da Casaleggio intenzionalmente ricercato.
Ma la dinamica politica non può prescindere da un giudizio di merito sui temi. E Grillo si illude se pensa che ridurre tutto a una questione metodologica («l’abolizione del reato di immigrazione clandestina non era prevista dal programma») possa placare la rabbia di tanta parte della “sua” opinione pubblica.
Perché quel terzo di elettori che sono arrivati a M5S in quanto “traditi” dai partiti di sinistra ora provano il bruciante sentimento di un altro e più grave tradimento, su valori per loro altamente sensibili come l’accoglienza e la solidarietà. Misureremo nei prossimi giorni l’esattezza e l’entità di questa delusione (senza pensare che comporti un automatico rientro nel bacino politico-elettorale di provenienza) e valuteremo se sarà compensata da una tenuta sull’area di destra e leghista.
Sulla vicenda di Lampedusa e dell’immigrazione clandestina potrebbe quindi consumarsi uno slittamento della percezione e della collocazione di M5S. Mai più “costola della sinistra”, piuttosto espressione italiana di quelle posizioni che in Francia, in Gran Bretagna, in Grecia e nell’Est Europa del sistema e dell’integrazione europea rifiutano tutto ma proprio tutto, dalla moneta ai vincoli derivanti dagli obblighi di accoglienza.
Non si vuole demonizzare i grillini se li si accosta a Ukip, ai lepenisti, ad Alba Dorata. Li si vuole capire fino in fondo al di là delle autorappresentazioni. E combatterli, da avversari irriducibili, sul terreno appropriato.