Così può andare fra Pd, Letta e Renzi
Abbiamo sprecato settimane intorno al tema “Renzi contro Letta”, le ambizioni del sindaco come pericolo per il premier, la sua candidatura come una mina per il governo. Un mix di analisi politologiche e retroscena alimentati da tifoserie troppo accese.
Ieri, per un momento, abbiamo intravisto come potrebbe invece funzionare una normalità di rapporto e di sostegno, fra un Renzi eventuale leader di partito e Letta capo del governo.
È bastato che a palazzo Chigi presentassero il decreto sulla scuola, cioè un pacchetto di misure che, lungi dall’essere decisivo, almeno per la prima volta da anni non è dominato da tagli indiscriminati e da provvedimenti punitivi. E subito dalla sua postazione di sindaco Renzi ha offerto al governo il riconoscimento dovuto, di slancio e senza traccia delle malizie e delle riserve dedicate in passato alle iniziative governative.
Quattrocento milioni di euro per libri, trasporti, mense, edilizia, permessi di soggiorno prolungati per gli studenti stranieri, borse di studio: non c’è sindaco che non apprezzerebbe un simile passaggio dalle sforbiciate di Tremonti-Gelmini a forme di investimento in formazione ed educazione; ma Renzi in particolare ha colto la palla per tornare su un tema che ha già inserito stabilmente nei discorsi alle Feste, e non per caso: sa che le platee di sinistra si scaldano sempre molto per la scuola.
La vicenda può essere considerata episodica, marginale.
Oppure rivelatrice di nuovi posizionamenti.
Nessuno in questo momento può prevedere con certezza l’impatto che avrà la decadenza parlamentare di Berlusconi sul quadro politico. Le prime schermaglie nella giunta del senato non lasciano al Pdl alcuna speranza di ottenere ciò che chiede. Eppure Letta continua a dirsi fiducioso, e molti scommettono sulla durata del governo.
Sicché, vista dal Pd, la linea delle prossime settimane è relativamente facile da impostare: ogni cosa che Letta farà bene andrà fortemente valorizzata. Per alzare il prezzo della crisi, in caso Berlusconi voglia scatenarla. Oppure, in caso di tenuta delle larghe intese, per rilanciarsi come i veri ispiratori delle misure popolari del governo e della ripresina economica che si intravede verso fine anno.
Renzi continuerà a chiedere “di più” ma non scarterà da questa impostazione. Ogni giorno che passa, la sua immagine e quella del Pd si sovrappongono.