Emilia renziana
Carpi, Bosco Albergati, Reggio Emilia, Borgo Sisa, Bologna, il prossimo sabato sera Modena per un evento che si preannuncia monstre. Il congresso del Pd, che pareva così indecifrabile e perfino dubbio appena poche settimane fa, sembra essersi chiuso in poco più di un mese in un pugno di feste di partito lungo la via Emilia, con l’aggiunta fuori regione del solo show genovese.
C’è un mix di calcolo e di imprevisto in un blitz che ha lanciato a tutto il paese un messaggio dagli effetti immediati: il cuore dell’Italia di sinistra ha scelto Matteo Renzi.
Il calcolo si basa appunto sulla consapevolezza del primato che ancora oggi, nonostante tante cose siano cambiate nel frattempo, da Guazzaloca a Pizzarotti, si riconosce agli emiliani e ai romagnoli: essi, a sinistra, detengono La Forza. C’è tanta verità e c’è anche molto mito, ma ciò che conta è aver trasferito su Renzi la legittimazione che gli eredi del Pci sentivano propria per diritto ancestrale.
L’operazione, ben congegnata, ha avuto un effetto fulminante. E quando il ferrarese Franceschini ha offerto il sostegno al sindaco fiorentino, stava in realtà saggiamente prendendo atto che tutta la sua gente era ormai già dietro quelle insegne. In una assemblea di ex popolari romagnoli, fra le foto di Zaccagnini, Andreatta e Dossetti, si ragionava due sere fa non più di se e come appoggiare Renzi, ma di quale partito e di quale proposta di governo aspettarsi da lui, con un fortissimo senso di coinvolgimento personale e di gruppo.
Qui scatta l’imprevisto. Ciò che neanche Renzi, Delrio, Bonaccini o Richetti potevano prevedere. Cioè la massa di emiliani e romagnoli mai visti prima che travolge le arene delle Feste. Molto oltre il pubblico affezionato di sempre.
Sicché le platee del candidato segretario diventano un mix di militanti che – sommo paradosso pensando solo a un anno fa di questi tempi – affidano a lui l’onore e il riscatto del Partito, chiedendogli casomai un sovrappiù di rottamazione. E di cittadini attirati alle Feste dall’evento e dal personaggio, cioè esattamente l’incarnazione di quell’elettorato incerto – astensionista, grillino, forse ex berlusconiano ma qui s’era anche affacciata prepotente la Lega – di cui Renzi parlava un anno fa, che a febbraio s’è gonfiato a dismisura, e che rappresenta fin d’ora il vero trofeo da conquistare per chi voglia governare l’Italia dopo le larghe intese.
Sarebbe assurdo se chi una volta deteneva la chiave di questo forziere di passione e di intelligenza che è l’Emilia Romagna si ritraesse offeso davanti a tutto ciò.
Vasco Errani, cui Renzi offre ancora esplicitamente la propria stima, osserva in silenzio tutti i sindaci che una volta erano “suoi” schierarsi con colui che promette loro un partito e un’Italia davvero federale, a trazione territoriale. Il colpo di febbraio è stato duro per il carismatico presidente della Regione, durissimo per Bersani che invece reagisce con un sovrappiù di parole che ancora tradiscono più rabbia e delusione che non lucida analisi di ciò che è successo e sta succedendo.
A Roma, a leggere certe interviste dei bersaniani rimasti, ci si attarda a rivendicare il diritto a bilanciare un premier ex democristiano con un segretario di partito ex comunista: uno schema improponibile, che qualunque volontario delle Feste da Carpi a Bologna conosce bene e ha sicuramente condiviso, ma ora ha l’intelligenza di ricacciare nell’angolo dei ricordi.
Ed è qui, solo qui, il rischio che corre Gianni Cuperlo: non il rischio di perdere le primarie, che mette apertamente nel conto, bensì il pericolo che un appoggio arrivato a lui in extremis e solo per disperazione porti qualche voto identitario in più ma impoverisca la proposta genuinamente “democratica” del suo manifesto.
Certo, si dice la stessa cosa del sostegno che arriva a Renzi da chi l’aveva sempre avversato.
C’è però qualcosa che “protegge” il sindaco e fa la differenza, anzi qualcuno: le migliaia di italiani che in pochi giorni hanno deciso di dare la propria attenzione, se non ancora la propria fiducia, all’ex marziano. Gente solida, gente concreta, gente di sinistra: l’idea che tutti noi, dalla notte dei tempi, ci siamo fatta degli emiliani e dei romagnoli.