Mai stati in barca insieme
Come al solito efficace nell’utilizzo di concetti arcitaliani, Silvio Berlusconi ha deciso che lui e il Pd adesso stanno «sulla stessa barca».
Si vede che il film sulla pacificazione nella sua testa è andato molto avanti: si trova più o meno alla scena madre nella quale i due ex nemici, nel frattempo diventati come dice lui «amici» nell’emergenza, sono tentati dal reciproco scaraventarsi fuori bordo. Amando gli happy end, soprattutto quando lo riguardano, è chiaro che Berlusconi punta sul colpo di scena dell’amicizia che trionfa.
Credo che anche lui trovi poco credibile il finale alternativo, con la vittima che dopo esser stata buttata a mare risale in barca per vendicarsi: una cosa del genere accadeva in Ore 10 Calma piatta, se avete presente, solo che quello che risaliva a bordo era il cattivo e una meravigliosa Nicole Kidman era decisiva per fargli fare una bruttissima fine.
A differenza di quanto accadeva in quel film alla Kidman, Letta non ha subito neanche per un momento il fascino del provvisorio compagno di viaggio. Questo è il punto che sfugge, anche ai commentatori che si attardano nella facile battuta sulle complicità familiari tra Letta nipote e zio e in una descrizione della situazione come se tutti fossero all’opera per togliere Berlusconi dai guai.
Enrico Letta avrà anche l’imprinting democristiano, ed è convintissimo della necessità di andare avanti col lavoro del governo, ma dal giorno dell’investitura sa di giocarsi in questa partita difficilissima la credibilità di una vita. Lui pratica la trasversalità ma è cresciuto nel bipolarismo di marca prodiana: quindi sa anche che la prima cosa non può compromettere la seconda, se non si ambisce a ruoli da pensionati come Dini o Monti.
Era inevitabile allora che neanche una crepa potesse aprirsi fra il presidente del consiglio e il proprio partito, sul principio che non si scambia legalità con opportunità politica. Per rimanere nella metafora, non si naviga a ogni costo. Nasce da qui l’aggiustamento sempre più difensivo di Berlusconi, che alterna minacce da fine di mondo a blandizie da amiconi in crociera.
Invece, spiacenti, mai stati in barca insieme. Del resto ricorderete la famosa foto delle magliette a righe, su quello yacht del ’95: col Cavaliere c’erano un po’ di amici, c’erano Dotti e Stefania Ariosto, c’era il proprietario del Barbarossa Previti. Nessun democratico a bordo. E nessun Letta.