Il Pd non può congelarsi per il governo
Per parafrasare Napolitano, si fa fatica a considerare pericolosa la minaccia rivolta al governo dal senatore Monti. Perfino alcuni fra i dirigenti di Scelta civica si stupiscono dell’avvertimento stile Prima repubblica fatto dal senatore a vita, con annessa invocazione di un vertice di maggioranza. Oltre tutto, è abbastanza risaputo quanto Enrico Letta si sia dovuto battere a suo tempo per difendere dalle insofferenze del Pd anche ciò che c’era di indifendibile nell’allora governo Monti: sicuramente l’ex premier potrebbe ricambiare, oggi.
Notando nella dichiarazione di Monti un inopinato riferimento a Matteo Renzi, è sorto legittimo il dubbio che, nella maniera politicamente un po’ goffa che gli è propria, il senatore a vita abbia pensato di fare un favore al sindaco di Firenze: forse immagina che davvero, come scrivono i giornali, le fortune di Renzi siano direttamente proporzionali all’instabilità del quadro politico e alla fragilità delle larghe intese.
Fosse così, c’è da sperare che da Firenze sia partita una telefonata: grazie lo stesso ma… surtout, pas trop de zèle. Non so se a Matteo Renzi convenga tirarsi fuori dalla baraonda delle candidature alla segreteria Pd (come dice il Corriere), di certo non gli conviene fare la parte di chi tira continui calcetti negli stinchi al governo.
Tempo verrà – ed Enrico Letta è il primo a saperlo – quando la missione delle larghe intese sarà platealmente esaurita. L’importante per il Pd è di farsi trovare al momento giusto pronto, attrezzato e con una leadership degna di questo nome. E se il tempo di cui stiamo parlando dovesse essere già verso la fine del 2013, anche tutti i discorsi di questi giorni sullo sdoppiamento tra la figura di segretario del partito e quella di candidato premier risulteranno oziosi: il capo del Pd avrà a quel punto appena ricevuto una tale investitura popolare nelle primarie congressuali, da far cadere tante ubbie politiciste.
Per finire, a proposito di tesi inconsistenti: tutto l’apprezzamento per Letta non può spingersi fino a illudersi che la riorganizzazione del sistema politico (particolarmente necessaria, e nella sua forma più radicale, a sinistra) possa congelarsi per non mettere a rischio le larghe intese. Neanche il presidente del consiglio s’è mai sognato di chiedere una cosa del genere, oltre tutto irrealistica.
Chi usa questo argomento per consigliare a Renzi di rimanere fermo lasciando che qualcun altro meno “esplosivo” di lui possa «dedicarsi» al partito, semplicemente non vuole Renzi fra le scatole.