Grillo cerca di difendersi
Facendo la tara degli insulti personali, che sono il normale format comunicativo di Beppe Grillo, non c’è nulla di umorale, irrazionale o folle nell’attacco frontale e demolitorio sferrato contro Stefano Rodotà. Al contrario, Grillo reagisce a modo suo a una manovra politica che effettivamente – se andasse in porto – finirebbe per snaturare la sua creatura e vanificare tutti gli sforzi del progetto Cinquestelle.
Già, perché per paradossale che possa apparire, Rodotà (non solo lui, ma lui in maniera più insidiosa di altri) stava realizzando dentro il movimento null’altro che il famoso scouting infelicemente preannunciato da Bersani durante la campagna elettorale.
Grillo e Casaleggio non hanno creato Cinquestelle, con tanti anni di lavoro e con alcune intuizioni geniali, per rifondare la sinistra. Non sarebbero arrivati al 25 per cento, con questa idea. Occorre prenderli sul serio quando descrivono l’assoluta necessità di una palingenesi totale, di un abbattimento del sistema conosciuto per sostituirlo con un altro, quella che loro chiamano democrazia diretta.
Da Vendola a seguire, l’incredibile successo elettorale di M5S è apparso invece l’insperato strumento per realizzare il miracolo da sempre chiaramente fuori portata per la spompata sinistra radicale – da considerare nella sua accezione più vasta, ove vi si comprendano personalità come Flores d’Arcais, Spinelli, Zagrebelsky: la nascita, finalmente, di un grosso contenitore “puro”, incontaminato, non compromesso, per dare smacco ai traditori del Pd.
Questo, e non altro, c’era dietro “l’operazione Rodotà” per il Quirinale.
Che infatti è continuata anche dopo quella vicenda, ovviamente rafforzata da essa, con appuntamenti tipo il convegno dell’Eliseo e la manifestazione Fiom di piazza San Giovanni.
Dentro il Pd, in questo caso non contro il Pd, qualcosa di analogo ha provato a fare Pippo Civati. A tutti costoro i gruppi parlamentari grillini sono apparsi (perché lo sono) campi da arare, zeppi come sono di giovani corrispondenti all’identikit del militante di sinistra deluso.
A questo schema, al quale è totalmente estraneo nella sua delirante ambizione, e all’indomani della batosta alle comunali, Grillo reagisce coi suoi toni e i suoi modi. Si difende, più che attaccare. E infatti spara su tutti, dall’ottuagenario miracolato fino a Sel e Civati.
Il paradosso estremo è che di questa rottura e di tutta quella ipotesi di “uso politico” della forza grillina, i potenziali beneficiari possano finire per essere proprio i democratici. A breve, per esempio, Ignazio Marino a Roma. Nel medio periodo, per alcune evidenti affinità, Matteo Renzi.
Al che, il capolavoro della Casaleggio&Associati e dei rifondatori della sinistra dei beni comuni sarebbe completo.