Un giusto intervento super partes
Non sarà facile, per Berlusconi, ripetere stamattina al capo dello stato ciò che ha detto mercoledì a Bersani nel momento topico della loro difficile trattativa. Sarà molto imbarazzante per il Pdl parlare nello studio di Napolitano dell’unica vera motivazione dello stop dato al segretario Pd: la partita per la successione allo stesso Napolitano.
Questa è la chiave per capire ciò che altrimenti appare oscuro, cioè l’esito del colloquio di ieri.
Può darsi benissimo che stasera Bersani debba comunque rinunciare all’ambizione di entrare a palazzo Chigi. E può darsi che a Napolitano tocchi di incaricare qualcun altro per formare il nuovo governo.
Ma se tutto questo avverrà, sarà solo dopo che l’oggetto improprio della trattativa – la prossima presidenza della repubblica – sarà stato tolto dal tavolo.
E non sarà il capo dello stato a proporre eventuali premier alternativi ai partiti. Al contrario, chiederà loro se ritengono (a quel punto in maniera vincolante) che ci sia qualcuno che possa riuscire dove Bersani ha fallito. Potrebbe perfino non essere la figura istituzionale o extra-politica di cui tanto s’è parlato. Potrebbe perfino essere un altro dirigente politico non capo di partito.
Solo adesso realizziamo pienamente quanto sia stato importante, nei lunghi mesi che abbiamo alle spalle, difendere Napolitano dagli attacchi feroci e dalle trame opache che volevano colpirlo, indebolirlo, in certi momenti addirittura spodestarlo. Incalcolabile l’importanza di avere al Quirinale una figura pienamente e direi duramente consapevole dei propri doveri super partes, come perfino Beppe Grillo ha dovuto ammettere.
Nessun trattamento di favore per Bersani. L’ipotesi accarezzata dall’entourage del segretario – il rinvio alle camere per farsi gloriosamente bocciare e rimanere in carica durante la campagna elettorale – ora non è presa in considerazione, né Bersani stesso l’ha avanzata.
Però nessuna liquidazione del capo della coalizione di maggioranza alla camera, anche perché in realtà lui gode di un potere di veto più forte di chiunque altro. Senza contare che, dovesse prevalere il “liberi tutti”, il centrosinistra potrebbe sentirsi autorizzato a eleggersi il prossimo capo dello stato più o meno da solo: i numeri li ha.
Troppo facile allora far saltare Bersani sparando nomi incredibili per il Quirinale. Berlusconi deve portare altre ragioni. E, se le ha, indicare soluzioni alternative, che a fine giornata potrebbero essere sottoposte al Pd.