Un messaggio rassicurante
La reciproca intenzione di collaborare dopo le elezioni, dichiarata ieri in un rimbalzo non casuale di dichiarazioni da Bersani e da Monti, può essere considerata una “non notizia” (perché che questo fosse lo scenario post-elettorale più probabile lo sapevano anche i bambini) oppure può diventare la vera svolta della campagna. Dipende da quale sarà la volontà dei protagonisti: se limitarsi a lanciare un messaggio, oppure far pesare l’intesa fra centrosinistra e centro sul piatto della bilancia elettorale.
Sono chiare le controindicazioni. Da una parte si riapre una ferita a sinistra: Vendola insidiato da Ingroia deve tornare a fare l’equilibrista distinguendo fra accordo di governo coi centristi (che rigetta) e intesa su grandi riforme istituzionali (che invece accetta). Dall’altra parte si alimenta la propaganda berlusconiana contro Monti subalterno alle sinistre.
Penso però che i vantaggi, anche psicologici, siano superiori.
Agli elettori che cominciavano a subire l’incantamento della (falsa) rimonta del Pdl, Bersani non solo dice che il centrosinistra rimane saldamente avanti, ma aggiunge la rassicurazione: esiste un paracadute, pronto ad aprirsi in ogni caso. Ci sarà una maggioranza parlamentare, sia alla camera che al senato. Le forze democratiche, europeiste e riformiste non concederanno al revanscismo berlusconiano e leghista alcuna chance di rientrare in gioco.
La rassicurazione appare fondamentale, in un momento di obiettiva confusione dell’elettorato. Credo che se ne vedranno gli effetti positivi anche sui sondaggi. Poi naturalmente la politica dovrà fare il suo corso: la costruzione di questa maggioranza non sarà banale né senza conseguenze.
Dall’altra parte, la magia di Berlusconi sembra non essere riuscita. Nella foga di sommare promesse a promesse, il Cavaliere s’è fregato con le sue stesse mani. Ha soffocato l’effetto dell’annuncio sull’Imu con l’impegno sul condono fiscale tombale: due sparate, peraltro contraddittorie fra loro, che invece di sommarsi si sono sovrapposte. L’ansia di far credere alla rimonta gioca brutti scherzi. E la necessità di partire con tanto anticipo (nel 2006 il colpo della cancellazione dell’Ici fu piazzato a quattro giorni dal voto) espone la boutade a smentite e polemiche, sgonfiandone la potenzialità.
Potremmo scoprire fra venti giorni che la svolta della campagna elettorale è avvenuta proprio fra domenica e ieri.