Attenti a non farvi male
La competizione fra Pd e montiani può far bene a entrambi, se rimette Berlusconi ai margini della campagna elettorale. Con qualche accortezza, però. Perché nelle ultime ore le schermaglie sono finite in territori pericolosi.
Sul ruolo di freno operato dalla Cgil ai danni delle riforme, Mario Monti sta esercitando una vera e propria provocazione.
Avete letto proprio su Europa (il giornale che dirigo) molte volte che, in particolare negli anni di Susanna Camusso, la più grande confederazione s’è troppo spesso rifugiata in un’opposizione politica pregiudiziale. Un po’ ha contato la rivalità interna operata dalla Fiom, molto ha contato la profonda crisi occupazionale: questo non è il momento più adatto per tirare fuori il meglio da un sindacato che ha anche seri problemi di rappresentatività. Alla prova dei fatti e su diversi punti si è però anche dimostrato che la Cgil aveva ragione in molte critiche ai ministri di Monti. E se è vero che in Italia è difficile fare riforme incisive insieme ai sindacati, è sicuro e provato che è impossibile farle contro i sindacati. Dunque fa bene Bersani a invitare Monti a maggiore prudenza. Il che non toglie che il segretario Pd dovrà trovare i toni giusti, ospite oggi di Camusso, per non cadere nella provocazione del concorrente che vuole spingerlo a sinistra.
Certo, anche l’argomento scelto da Bersani per la controffensiva polemica non è leggero. Per un personaggio orgoglioso come Monti è insopportabile che venga messa in discussione la trasparenza dei conti del suo governo. In teoria, il premier avrebbe anche ragione a rispondere che così si gettano ombre sull’affidabilità dell’Italia in generale. Il problema è che Bersani, nel mettere le mani avanti in vista di decisioni che potrebbe trovarsi a dover prendere fra poche settimane da palazzo Chigi, solleva un tema drammaticamente concreto.
Monti o non Monti, polvere sopra o sotto il tappeto, che tocchi a Bersani o a qualcun altro, tutti in Italia e in Europa sanno che la stagione dei sacrifici non è finita e che ci sarà altro sangue da donare.
Se sarà sempre il sangue degli stessi, o qualcosa finalmente cambierà, lo decideranno gli elettori stabilendo i rapporti di forza fra i partiti. Ma in ogni caso (suggerisce anche Napolitano) sarà meglio arrivare a quel momento senza essersi fatti troppo male, fra coloro che saranno chiamati, chi al timone e chi ai remi, a far passare nel paese altre scelte difficili.