Un altro passo di Renzi nel cuore del Pd

Sicuramente, e giustamente, la notizia oggi sarà sommersa dalla lettura vorace delle liste dei candidati del Pd. Ma a un certo punto nella giornata di ieri s’è verificato un fatto se volete marginale, di mera comunicazione, eppure di forte significato simbolico. È successo che il sito ufficiale del Pd “aprisse”, nel nuovo stile inaugurato dalla nostra Tiziana Ragni, con una frase di Matteo Renzi illustrata da una grande fotografia.
Una battuta polemica contro Casini, Fini e Monti. Una presa di posizione che, come tutte le ultime mosse dell’ex sfidante di Bersani, gli hanno fruttato il plauso e la simpatia dell’intero Pd.

Che cambiamento, eh?
Stiamo parlando di colui che solo due mesi fa era considerato un pericoloso alieno, trattato dalla nomenklatura democratica come un infiltrato, il berlusconiano travestito che iniettava veleno nel povero Pd. Oggi Renzi viene considerato come una punta di lancia della campagna di Bersani. E per certi aspetti come una sorta di numero due virtuale del partito.
Per ottenere il risultato di questa piena assimilazione senza tradire la promessa di non scendere a patti, Renzi ha sacrificato con qualche cinismo un po’ di suoi sostenitori, mostrandosi anche in questa dura arte all’altezza dei suoi colleghi dirigenti politici. E poi ha dovuto rivolgere tutte le armi polemiche contro Monti, il che non appare proprio naturalissimo.

La prima non è una bella cosa, anche se fa parte delle regole del gioco. La seconda, la svolta antimontiana, accomuna un po’ tutto il Pd, e fa anch’essa parte delle regole del gioco: la competizione del resto l’ha scelta il professore ed è anche lui che la alimenta ogni giorno per risalire nei sondaggi.

A liste elettorali varate, il profilo del Pd del 2013 si completa. Con le primarie ha dato evidenza al prevalente orientamento “di sinistra” del suo popolo. Accoglie però candidati importanti che confermano la piena accettazione delle sue ambizioni di governo da parte dell’establishment nazionale. Ha un leader che ha compiuto un evidente salto di status e di forza. Infine ha “tenuto” al proprio interno una posizione che rimane alternativa e che, quando verrà rilanciata come sicuramente accadrà, non potrà più essere bollata come estranea e anti-partito. Tutto questo senza perdere che qualche decimo nei sondaggi, a soli quaranta giorni dalle elezioni. Tutto sommato non male, come conduzione delle operazioni.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.