Un messaggio sul futuro governo

L’annuncio della candidatura di Pietro Grasso con il Pd arriva al momento opportuno. Per una serie di motivi, il primo dei quali ha molto a che vedere con questa opaca fase di attesa delle ultime decisioni di Mario Monti.
Presentando stamattina la candidatura di Grasso, anche senza dirlo esplicitamente Bersani renderà chiaro che il Pd non ha intenzione di farsi confinare in un territorio elettorale limitato. In pochi giorni, al Pd hanno valutato tutti i rischi di un’offerta elettorale nella quale la lista di Monti possa presentarsi come il prodotto di alta qualità e di maggiore novità, con Pd e Sel a recitare la consueta parte tutta e solo “di sinistra”.

Già Bersani ha questo problema con le primarie, il cui meccanismo e il cui svolgimento (non ad armi pari, è il minimo che si possa dire) rischiano di consegnargli liste di candidati pienamente legittime ma politicamente assai sbilanciate. Qualcuno al largo del Nazareno potrebbe esserne contento, i più saggi capiscono quale vantaggio competitivo si regalerebbe con questo andazzo ai nuovi concorrenti centristi.
Appunto, Grasso è la prima risposta.

Chiaro, il suo nome fa impallidire l’operazione-Ingroia che già soffriva di suo per l’incoerenza politica dello schieramento che dovrebbe candidare a premier l’ex pm (ma avverrà davvero?). Da questo punto di vista i pro dell’operazione Grasso pareggiano l’evidente contro, cioè il riproporsi della contiguità tra carriera giudiziaria e politica. L’obiettivo di Bersani però è più alto. Il messaggio è: gli uomini dello stato si schierano col Pd. Si parla di liste ma in realtà si tratta del profilo del futuro governo: non è detto che ci si debba chiamare Monti per affidare ai migliori la guida del paese.

Del resto Bersani lo dice da molto tempo, inascoltato dai giornali che continuano a compilare liste di ipotetici ministri zeppe di nomenclatura politica: il governo del centrosinistra non dovrà invidiare quello di Monti quanto a qualità e competenze. Perché la riabilitazione della politica passa anche dall’assimilazione di personalità che definiremmo “tecniche”, se l’espressione non avesse nel frattempo assunto altri significati.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.