Un gesto che pagheranno
Guardate che, messi come sono, nel Pdl sono capaci di tutto. Perfino di fare macchina indietro rispetto a una giornata convulsa come quella di ieri, quando è sembrato che il governo Monti avesse davanti a sé solo poche ore di vita.
La sesta candidatura di Berlusconi in diciannove anni è l’unica notizia della quale possiamo essere relativamente sicuri. Le primarie del Pdl escono di scena nello stesso modo farsesco con cui erano apparse, lasciando come vittima la dignità di Alfano. La forzatura operata dal Cavaliere ha prodotto ieri l’umiliante parata dell’entusiasmo a mezzo stampa di alcune decine di naufraghi in cerca di ricandidatura. Ma questo è folclore. I rumori di fuoriuscita di pezzi di Pdl indisponibili a una campagna antimontiana e antieuropeista anticipano un fenomeno di imprevedibile consistenza. Casini si prepara ad aprire le porte, Montezemolo alla fine non farà lo schizzinoso.
Non c’è dubbio che la parola e il prestigio di Monti si faranno valere nelle prossime settimane anche in chiave politica: ormai non potranno che suonare di condanna per l’inaffidabilità del Pdl. Abbiamo al Quirinale un baluardo intatto che accompagnerà l’Italia alle elezioni – presumibilmente a marzo: gli adempimenti tecnici per la presentazione delle liste rendono febbraio troppo vicino – mettendo al riparo la legge di stabilità entro l’anno e poi attenuando gli scossoni di una crisi che andrà spiegata al mondo.
Oggi apprezziamo meglio l’esito del conflitto con la procura di Palermo, e capiamo perché un partito politico-mediatico voleva azzoppare Napolitano nell’ultimo scorcio di mandato: fra i danni che la mossa di Berlusconi arreca all’Italia c’è anche lo scatenamento del fronte estremista grillino, che prospera su spettacoli come quello allestito ieri dal Pdl e tratta il capo dello stato da nemico.
Il Pd non voleva e non vuole le elezioni anticipate, di Napolitano condividerà le scelte sui tempi e l’ansia di mettere il paese in sicurezza. C’è però anche da prendere atto che l’accelerazione non lascia più tempo né modo per neutralizzare l’effetto positivo delle primarie né per costruire proposte concorrenti. I tempi stretti mettono a rischio le primarie per i parlamentari, essenziali per il Pd in vigenza di Porcellum, e questo è un problema. Unico fattore positivo di uno scenario pessimo: si accorcia l’attesa per ridare al paese nuovi equilibri e sperabilmente una nuova stabilità di governo.