I voti di Vendola, volerli e non volerli
Fa bene, fa il suo, Bersani a sottolineare le analogie fra la propria impostazione e quella di Nichi Vendola. E fa bene Renzi a provare a pescare anche nel bacino di quegli elettori del primo turno: molti di loro (qualcuno sostiene addirittura un terzo) sono interessati più alla rottura di continuità che non alla classica prossimità politica.
Fa però soprattutto bene Nichi Vendola a ricordare al segretario del Pd che deve impegnarsi per convincere non tanto il medesimo Vendola (che ha ceduto presto, facilmente e poeticamente), bensì gli esigenti elettori di sinistra radicale dei quali Vendola è stato leader e candidato.
Qui subentrano i problemi.
Al momento di scrivere non so ancora quali accenti e quali argomenti avranno impiegato Bersani e Renzi nel duello televisivo per conquistare un po’ di quei preziosi 480 mila voti. Quel che so è che lo spostamento di questi elettori potrebbe creare grane sia se fosse troppo limitato, sia se fosse troppo massiccio. Mi spiego.
Vendola non ha ancora invitato pubblicamente i propri elettori a tornare ai seggi domenica. Forse dovrebbe farlo, nello spirito di adesione alle primarie «momento di connessione sentimentale col popolo», ma tant’è: c’è l’impressione di una leadership un po’ appannata da parte del presidente pugliese, dunque chissà quanti sono realmente disposti a muoversi secondo le sue indicazioni.
E questo è il primo problema, appunto: se al secondo turno si registrasse una forte defezione di elettori vendoliani, il segnale sarebbe negativo per Bersani nell’immediato ma pessimo per la coalizione in prospettiva. Com’è noto Sel, come partito, quasi non esiste. Perdute malamente le primarie, non c’è il rischio di un esodo di votanti verso M5S, verso l’informe movimento arancione, verso la confusa galassia di sinistra critica? Chi tratterrebbe questi elettori, Bersani? A prezzo di quali impegni impossibili da rispettare una volta al governo?
Anche l’eccesso opposto però sarebbe rischioso. Se domenica sera si dovesse scoprire che Bersani ha prevalso grazie all’apporto ampio e determinante di Sel, il ridimensionamento subìto da Vendola al primo turno si ribalterebbe. Gli avversari potrebbero dire che il segretario Pd guida una coalizione vincolata e sbilanciata a sinistra. Quei 480 mila voti, dunque: volerli, ma non troppo.