Sallusti e altri discorsi
Per fortuna (ma non per caso) qui a Europa non abbiamo mai chiesto la galera per nessuno, qualunque fosse il reato e chiunque fosse il reo. Né abbiamo mai praticato la scorciatoia giudiziaria contro chi non la pensa come noi.
Sicché, non sospetti di corporativismo, possiamo oggi affermare che l’arresto di Alessandro Sallusti in conseguenza della condanna ribadita ieri dalla corte di cassazione sarebbe uno sproposito logico, una follia giuridica, un errore politico e una ferita umana.
Sallusti è un collega simpatico, pronto a calarsi in quella sorta di schizofrenia teatrale per la quale a telecamere e microfoni accesi, oltre che nei commenti scritti, molti giornalisti partigiani mostrano una faccia feroce che non è esattamente la loro (alcuni no, alcuni sono feroci fuori e dentro la scena: sicuramente non Sallusti).
Ma non è il suo carattere né tanto meno una logica di casta che inducono a ribellarsi all’idea dell’arresto. È plateale la sproporzione fra reato (colposo: omesso controllo) e pena. Ed è sensibilissimo l’ambito: la libertà di opinione.
Intendiamoci, chi sbaglia fra i giornalisti deve pagare, e non capita abbastanza spesso. Ora ilGiornale fa campagna contro la facilità di querela: abbiamo qui a Europa la notifica di una condanna per diffamazione ai danni di Vittorio Feltri, a dimostrare che in realtà la querela facile ce l’hanno in tanti (poi capita, come in questo caso, che il risarcimento pecuniario venga quantificato in misura più offensiva per la vittima che per il reo). Diciamo che è un sistema diffuso, tra politici e giornalisti, per intimidire chi critica troppo, mentre la tutela del buon nome dei semplici cittadini è molto più labile.
Anche se Sallusti viene punito per un’offesa grave compiuta (non da lui) sulla base di una notizia falsa, è insopportabile il sospetto che la celerità e l’assurda durezza della condanna siano dovute al fatto che la vittima è un magistrato.
Nelle more della sospensione dell’esecutività della pena, decisa a Milano, tocca ora alla politica cancellare la galera dalle pene possibili per reati d’opinione. Si farà così con urgenza emergenziale ciò che, pur richiesto da tante parti, non s’è fatto per anni. Compresi gli anni durante i quali le priorità in materia di riforma della giustizia dell’editore di Sallusti, nonché dominus della politica italiana, erano tutt’altre.
Ma questo è un altro discorso. Oggi conta solo Sallusti libero.