Giudici, non fatevi arruolare
Esattamente due mesi fa, era il 21 giugno, Europa (il giornale che dirigo) lanciava l’allarme sulla campagna che vedevamo montare contro il capo dello stato. Non più solo l’antica antipatia di Di Pietro o quella più recente del Fatto, bensì un’operazione politica ad ampio spettro che cominciava allora ad alimentarsi dei veleni fuoriusciti dall’indagine palermitana sulla trattativa stato-mafia.
Da allora è successo un po’ di tutto, dalla tragica fine di D’Ambrosio al ruolo protagonista assunto dal pm Ingroia anche nella polemica politica, fino alla clamorosa spaccatura interna al mondo di Repubblica a cavallo di Ferragosto.
Ora quell’allarme di due mesi fa è largamente condiviso, anche da sponde che allora apparivano esitanti nel comprensibile timore di dover mettere in discussione una tradizionale solidarietà con i magistrati. In due giorni, fra il direttore Claudio Sardo ed Emanuele Macaluso, l’Unità ha piazzato due colpi duri in difesa delle prerogative e della persona del capo dello stato.
E si conferma che il punto è sempre quello: la varietà e la provenienza degli attacchi convergenti contro Napolitano (Libero e Giornale da un fronte, Di Pietro, Grillo, il Fatto dall’altro) configurano bene l’arco di forze che vuole tenere l’Italia ostaggio di una permanente guerra civile a bassa intensità.
Populismi di varia matrice si sentirebbero tagliati fuori da una democrazia riformata basata sul confronto civile e non sulla delegittimazione morale, cioè lo sbocco che faticosamente il capo dello stato vorrebbe dare alla fine del ciclo berlusconiano anche attraverso l’esperienza del governo Monti, che ha questo contenuto oltre a quello del salvataggio economico.
I partiti, fin qui incapaci di autoriforma in parlamento, hanno aiutato le campagne distruttive di cui sono le prime vittime. Anche la magistratura però dovrebbe svegliarsi, rifiutare di farsi coinvolgere e strumentalizzare in un conflitto che non ha nulla a che vedere con i suoi compiti. Fino a che potremo, non daremo ragione a chi sostiene che le velleità politiche dei pm sono l’autentica emergenza nazionale. Non è vero. Non può essere vero.