Alleati che ti sparano addosso
È paradossale che, nel nome della “priorità alle cose da fare”, Vendola e Di Pietro insistano con la petulante richiesta al Pd di concedersi a un’alleanza. Quando è proprio sulla concretezza delle “cose da fare” che lo spazio fra il riformismo democratico e Sel e Idv si allarga giorno dopo giorno.
Non si capisce quale sia la pretesa avanzata da questi inflessibili oppositori di tutte le misure adottate dal governo Monti. Forse Vendola e Di Pietro vorrebbero che il Pd – che invece le misure le ha appoggiate e anzi si è logorato ed esposto per limarle, correggerle, emendarle, renderle socialmente più giuste e accettabili – dichiari a un certo punto di aver scherzato.
I mesi da novembre a oggi non sono una vacanza della politica: li ricorderemo come la fase più delicata della transizione, quella in cui s’è deciso se saremmo dovuti uscire non dico dall’euro, ma sicuramente dal novero dei paesi che contano; o se avremmo potuto rilanciare la nostra forza, le nostre richieste, i nostri diritti. I democratici stanno con chi questo sforzo lo sta facendo. Si fanno carico di un lavoro difficile e a tratti impopolare; Idv e Sel sono contro, non perdono occasione per criticare, attaccare. Pretendono di farsi trainare dal Pd al governo nella prossima legislatura, ma dopo avergli sparato addosso nel momento più duro, quando l’esposizione di Bersani è massima. C’è un limite al cinismo e al calcolo di chi gonfia le proprie parole di poetica, di retorica o di demagogia?
Dal 2013 non potrà esserci continuità perfetta rispetto alle politiche di Monti, neanche se il premier venisse riconfermato. Le forze politiche che vinceranno le elezioni e faranno il governo inietteranno soggettività nella tecnica. Ma non potranno rinnegare il lavoro svolto nel momento più duro, lavoro che dopo tutto il resto affronta in questi giorni – vedremo come – il Moloch della spesa pubblica ministeriale, dai dirigenti in giù.
Avremo altre polemiche, altre strumentalizzazioni, altro fuoco incrociato. E, tra un siluro e un altro, rivedremo la mano tesa, perfino impaziente, di Tonino Di Pietro. La tenesse in tasca che è meglio.