Tra Pd e Udc è fatta
La novità dell’intervista con la quale Casini ha battezzato l’alleanza Pd-Udc non è tanto nella cosa in sé, quanto nel fatto che il leader centrista l’abbia voluta dichiarare adesso. Non è un segreto per nessuno che nella prossima legislatura l’unica credibile ipotesi di maggioranza politica – dopo qualsiasi esito elettorale, con qualsiasi sistema di voto – vede i due partiti come nocciolo duro di un’intesa costituzionale più ampia, non necessariamente formalizzata prima delle elezioni. Sarà una versione della Grosse koalition ridotta ma sostanziale: essendo l’assenza del Pdl dovuta più che a esclusioni pregiudiziali (comunque ovvie, nel caso che Berlusconi pretendesse ancora di presentarsi), all’autoscioglimento di fatto dell’ex partito guida del centrodestra.
Perché però dichiararlo con tanto anticipo, quando il gossip politico fino all’altroieri ancora si attardava sul sogno di una parte di Pdl di offrire a Casini leadership ed eredità in cambio di ciambelle di salvataggio, nel nome della comune appartenenza al Ppe?
Una prima risposta ovviamente è: Berlusconi.
Per la disperazione soprattutto dei suoi (ex) fedelissimi l’uomo, a seconda dell’ultima persona con la quale ha parlato, oscilla fra fantasie di rientro e desideri di oblio. Alfano, Gasparri e gli altri non possono evitarsi il supplizio. Casini invece può mettere tutto lo spazio possibile fra sé e questo vascello di disperati a bordo del quale si vaneggia di ritorno alla lira.
La seconda risposta è: la Sicilia. Dove già in ottobre, con il voto regionale anticipato dopo l’uscita di scena di Lombardo, Pd e Udc metteranno in pratica l’alleanza. Casini (la cui forza nazionale è sempre dipesa molto dall’isola) ha fretta di porre il suggello all’operazione, che si fa su un suo candidato.
Infine ci sono le primarie Pd. Come giustamente si va ripetendo, esse verteranno sul governo del paese più che sulla guida o sul rinnovamento del partito (anche se vi influiranno seriamente: ma di questo scriveremo domani). Per quanto l’alleanza con l’Udc possa provcare mugugni a sinistra, avendola messa in cassaforte Bersani si presenterà alla conta interna con un progetto non sappiamo quanto forte, ma più compiuto della navigazione di Renzi. Infine, da notare che l’ultima badilata di terra è stata gettata sulla fossa dell’alleanza con Di Pietro.