Un Fatto comodo per Grillo
Doveva accadere, cose del genere diventano inevitabili quando i vizietti tipici del potere attecchiscono nel contropotere. E così anche Marco Travaglio ha avuto il suo momento lecchino d’oro, quando ha regalato sul Fatto due pagine di comodissima intervista a Beppe Grillo. Il capo di M5S è ormai in potenza il primo leader politico nazionale e Travaglio, che ne è aperto simpatizzante, s’è comportato come tanti altri prima di lui in circostanze analoghe con gli uomini forti del momento: ammiccanti descrizioni d’ambiente e famigliari, domande a risposta prederminata, nessun contradditorio, neanche un affondo di quelli che Travaglio tenta (in solitudine) quando compila la sua quotidiana colonna infame. Soprattutto, nessun riferimento alle emergenze sociali ed economiche del paese a parte la palpabile impressione che Grillo non abbia la minima idea su come gestire il successo né tanto meno l’eventuale vittoria elettorale.
L’infortunio va inquadrato nel tentativo di imporsi come giornale-partito nel mainstream anti-sistema che percorre l’Italia e in particolare l’elettorato di centrosinistra. Fino a ieri l’unico interlocutore disponibile per questo tipo di operazione era Di Pietro. Ora il povero ex pm si vede travolto dal ciclone grillino, che dove lo raggiunge gli sottrae oltre metà dei voti. Padellaro e Travaglio tentano il soccorso, o meglio si propongono come mediatori editoriali di una ricomposizione che, tra l’altro, aiuterebbe Grillo a colmare la sua più evidente lacuna: il voto al Sud.
Solo che le caratteristiche del consenso per Di Pietro sono quelle che sono (hanno prodotto Di Gregorio, Razzi, Scilipoti), e poi l’ex pm è poco convincente nel tentativo di difendere il proprio orticello: tutto ciò che sa dire da quando è esploso il fenomeno M5S è che Grillo gli copia le proposte. Puerile. Sicché Di Pietro rischia di essere presto scaricato anche dal suo ex house-organ, in favore della coppia Grillo-Casaleggio. Materiale molto più pop e glamour. Gente che finalmente può mettere d’accordo il Fatto di Travaglio e il berlusconiano Chi di Signorini.