Un nuovo Pd sui diritti civili
La coincidenza temporale è puramente casuale, però fortunata. Perché c’è un segnale esplicito nell’uno-due col quale Bersani ha prima lanciato le primarie “aperte” e la propria candidatura, e poi si è esplicitamente impegnato a schierare il Pd per il pieno riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali.
La presa di posizione in occasione del Gay Pride bolognese (ma nel carnet di Bersani ci sono anche divorzio breve e testamento biologico) non è una novità assoluta ma ora suona come un segnale rivolto all’esterno e all’interno del partito. È coerente con l’intento di riportare il Pd a fare il pieno dei voti della sinistra laica, radicale, giovanile, metropolitana, laddove adesso pescano troppi concorrenti. La citazione di Obama e Hollande serve a portare il Pd in una scia di iniziative sui diritti civili che non ha mai potuto seguire fino in fondo per tanti motivi, frenato dalla doppia eredità democristiana e comunista, nessuna particolarmente agile su questi temi.
La sortita di Bersani, assai ripresa e commentata tra i movimenti, non ha suscitato reazioni fra i cattolici democratici. Un po’, va detto, perché sul tema delle unioni civili è in corso da tempo nel Pd un lavoro di mediazione e cucitura giudicato soddisfacente dai più (ma quando sarà il momento, quanti si chiameranno fuori da una parte e dall’altra?). Soprattutto però c’è l’impressione che se e quando il Pd si “aprirà” fra Bersani, Renzi e chissà chi altri, fra i tanti paletti che verranno spazzati via dalle novità ci sarà anche l’antica rendita garantita all’area cattolica. Perfino alcuni scambi acidi durante l’ultima direzione segnalano il clima mutato, il venir meno di tradizionali prudenze nei rapporti fra cofondatori.
Ne guadagnerà la chiarezza, e ne guadagneranno i cattolici nel Pd: liberi anche loro di fare politica di movimento (anche su questi temi) fuori dalle logiche di maggioranza e minoranza, e perfino di partito e coalizione.