Il terreno dello scontro con Grillo
Può non piacere ma il Pd deve prendere atto della nuova situazione, dei nuovi interlocutori, della nuova dinamica dello scontro politico e dei suoi toni (che in questo caso non si possono definire nuovi: nel riproporre l’insulto sanguinoso e l’offesa personale, Beppe Grillo è in perfetta continuità col peggio della Seconda repubblica).
La risposta del segretario del Pd all’aggressione di 5 Stelle denota uno stacco di stile e di serenità. Bene. Non è detto che l’atteggiamento signorile paghi di questi tempi, ma preferiamo comunque così. La domanda vera è un’altra: su quale terreno il Pd deve muoversi, in fretta, per arginare l’ascesa di questo nuovo avversario e “fissare” gli attuali favorevoli rapporti di forza? La risposta di Bersani è duplice. Da una parte il Pd deve mostrarsi più competente, serio e affidabile di fronte alla crisi. Dall’altro deve rispondere alla domanda di cambiamento facendo passare le riforme in parlamento: finanziamento pubblico, legge elettorale, corruzione.
Risposte giuste, ma insoddisfacenti. A Parma per esempio la proposta seria e competente è stata recepita dagli elettori come grigia, e continuista rispetto alle logiche del potere locale: la riabilitazione bersaniana del partito solido, inevitabilmente d’apparato ancorché ringiovanito, sconta qui un limite.
Anche affidare all’attuale parlamento la missione di ridare smalto alla politica dei partiti appare da un lato necessario (guai se non si riuscisse a varare le riforme), dall’altro insufficiente: con l’aria che tira, nessuna legge abbatterà il muro di diffidenza che s’è alzato fra sistema dei partiti e opinione pubblica.
È nella prassi quotidiana, nella freschezza delle leadership e nella spontaneità dei comportamenti che si gioca la credibilità oggi. E poi, spiace ribattere su un argomento antico, poco gradito nel Pd, si nota una gran fatica a sintonizzare la comunicazione su una frequenza positiva: perché il Pd deve quasi sempre presentarsi come un partito irritato dagli eventi e dalla rappresentazione che se ne dà? Non si penserà davvero, berlusconianamente, che la colpa di tutto ciò che va male è dei giornali?