Sarete lo stesso coinvolti
Non so se sia vero, come dicono, che il Pd si sente già la vittoria elettorale in tasca. Bersani non mi pare il tipo da fughe in avanti. Si può capire la soddisfazione di essere di gran lunga il partito più solido e votato fra quelli esistenti. Molto tempo e molti possibili eventi si frappongono però fra il Pd e il meritato successo, mentre sull’onda dell’attenzione mediatica Grillo starebbe salendo velocemente nei sondaggi nazionali ai danni dello stesso Pd e del derelitto Pdl.
Gli italiani voteranno fra un anno sulla propria condizione sociale ed economica; sulle paure per il futuro delle proprie famiglie; e anche, moltissimo, dando un giudizio sulla classe politica nel suo complesso. Ne deriva che, oltre a posizionarsi come il più affidabile per la soluzione dei drammi occupazionali e per la sofferenza delle imprese, il Pd deve tassativamente risolvere il problema del proprio rapporto come partito con gli italiani. L’impressione è che non bastino, per far credere a una diversità rispetto al resto del sistema politico, né le orgogliose rivendicazioni di Bersani né i generosi tentativi di auto-ridimensionarsi dal punto di vista dei finanziamenti pubblici. Su questo terreno, il Pd deve sapere che vincere o perdere la battaglia sulla riforma elettorale non è la stessa cosa.
Se esistesse, il retropensiero che si possa alla fine anche andare a votare col Porcellum addebitandone la colpa al Pdl e agli altri, sarebbe una follia. Gli italiani non ascolteranno giustificazioni, neanche le più fondate, e puniranno tutti i partiti corresponsabili del fallimento dell’unico compito che in questi mesi era affidato loro: ridare un minimo di credibilità ed efficienza alla macchina della politica. Nessuno potrà chiamarsi fuori.
Da lunedì sera, la battaglia per un sistema maggioritario a doppio turno deve diventare il cuore dell’iniziativa politica democratica. Anche a costo di fare breccia dentro i partiti dell’attuale maggioranza e quindi di mettere a repentaglio il quadro politico.