Uso e abuso pubblico del suicidio
Monti ha fatto male a rigettare su «chi reca responsabilità della crisi economica» la polemica sugli imprenditori che si suicidano. La sua reazione è stata comprensibile, conseguenza di una provocazione ignobile. Ma comunque il gesto tragico di singole persone venga impugnato per polemica politica, si finisce per sbagliare. Nel migliore dei casi, il presidente del consiglio è sceso sullo stesso terreno di chi lo accusava di una colpa inconcepibile. Nel peggiore, ha a sua volta sfruttato il tema per una schermaglia politica fatta di avvertimenti e minacce reciproci sulla stabilità del governo.
È evidente però che la responsabilità prima di questa degenarazione del discorso pubblico sulla crisi è del derelitto ceto politico dell’ex centrodestra di governo: berlusconiani e leghisti. (Evito di affrontare il tema – che pure è stato posto, e ha un senso – di quanto questa «ondata di suicidi» sia effettivamente tale, e non una proiezione politico-mediatica di un fenomeno che è in realtà statisticamente stabile: ognuna di queste parole suona inappropriata a ciò di cui si parla).
Coloro che hanno governato fino a ieri negando spudoratamente la crisi speravano che l’interludio del governo Monti ponesse tempo e oblio fra sé e il giudizio degli italiani. Già nelle urne delle amministrative hanno capito che non sarà così. Allora la campagna di colpevolizzazione di Monti è ripartita, ulteriormente drammatizzata (basta un’occhiata a Giornale e Libero): la fuga di milioni di voti sarebbe conseguenza degli ultimi sei mesi, non del tradimento perpetrato per quasi vent’anni ai danni innanzi tutto degli elettori di destra.
Dai dati elettorali degli altri partiti al puro buon senso, tutto dimostra il contrario. Ma lo sfruttamento delle difficoltà e del dolore altrui non si ferma davanti a nulla, se è utile a salvare se stessi. Avendo visto negli anni qualsiasi tipo di manipolazione, non ci stupiremmo se prima o poi spuntasse fuori qualche aspirante suicida che chiamasse direttamente in causa il premier. Magari aggiungendo che invece, per carità, Brunetta e Calderoli l’ha sempre sentiti caldamente vicini.