Bersani e il dibattito televisivo ideale
Sicuramente soddisfatto per la prestazione del “suo” candidato Hollande, Pier Luigi Bersani avrà però sofferto durante la diretta del dibattito presidenziale francese. Quello del Ps è il format di campagna elettorale che sarebbe stato ideale per il Pd.
E il match televisivo è stato – per contenuti e per esiti – esattamente quello per il quale il segretario democratico s’era mentalmente allenato per mesi, in attesa solo di sapere se il fallimento della stagione berlusconiana avrebbe dovuto addebitarlo direttamente a Berlusconi oppure a qualche suo delegato. Fra un anno in Italia non avremo un confronto paragonabile a quello di mercoledì. E non per colpa del sistema elettorale né perché «da noi non si parla mai di cose concrete». Basti pensare ai due duelli del 2006 fra Prodi e Berlusconi: anticipavano il débat francese (e qualsiasi altro scontro fra uscente e sfidante) quasi alla lettera, argomento per argomento.
L’anomalia del 2013 sarà tutta politica. Gli attacchi di Hollande a Sarkozy sono oggi la malinconica metafora dell’impossibilità per il Pd di costruire una campagna elettorale relativamente “facile” contro il flop economico e sociale del centrodestra. Troppo tempo e troppi cambiamenti saranno intercorsi, nel 2013, rispetto all’era di Tremonti e Brunetta, Gelmini e Calderoli. Gli italiani avranno in testa quasi solo la mini legislatura montiana, della quale peraltro i partiti duellanti saranno stati, nel bene e nel male, corresponsabili. Se parlare molto del passato è scelta opinabile in campagna elettorale, occuparsi troppo del passato remoto è un azzardo.
Meglio così, in fondo. Anche mercoledì, su Tf1, le recriminazioni sulle colpe di Sarkò e la sua autodifesa non sono state certo la parte migliore della discussione. Forse per una volta in Italia nel 2013 succederà davvero, per forza di cose, che chi vorrà vincere le elezioni dovrà sforzarsi di proporre solo miglioramenti tangibili per il futuro.