Il nuovo centro in un bicchier d’acqua
Per una volta l’ha detta giusta Alfano: ma davvero con l’aria che tira c’è chi pensa di varare la nuova Italia nello studio di Fini, in una riunione con Casini e Rutelli allargata ai gagliardi Dini e Pisanu?
Intendiamoci, i capi del Terzo polo hanno il merito di aver dato della crisi del bipolarismo all’italiana una lettura acuta e anticipata sui tempi, quando ancora Berlusconi teneva banco e il Pd pensava di dover solo aspettare mele che cadevano dall’albero. Ma dall’analisi corretta i terzopolisti hanno ricavato ben poco, in termini di progetto. E uno dei motivi sta, con tutto il rispetto, nelle loro biografie: non esattamente adatte a interpretare la confusa ma drastica domanda di novità che percorre il paese. Né a dirsi che il limite possa essere superato arruolando due, tre o anche tutti i ministri di Monti. L’unico che abbia acquisito un qualche carisma è il premier in persona: ma Napolitano ha messo Monti al riparo da certe tentazioni fin dalla primissima mossa, fin dalla nomina a senatore a vita.
Per non parlare degli altri nomi di newcomers che circolano. La scesa in campo di Montezemolo è tema ormai di barzellette. E in generale si potrebbe dire di chiunque abbia un mestiere di questi tempi: ma chi glielo fa fare, di gettarsi nel fango per competere, con la massima prospettiva di dover ereditare da Monti una bella legislatura di più lacrime e più sangue?
Dopo di che è chiaro che se c’è uno che sta peggio degli aspiranti rifondatori centristi, questi è proprio Angelino Alfano. È triste pensare che «la grande novità» annunciata dal segretario del Pdl per le prossime settimane offra, come prima concreta e forse unica novità, il suo ridimensionamento personale.
Nessuno ha la ricetta per guarire se stesso e far guarire l’Italia dal male politico di questi tempi. E finora ogni grande manovra annunciata è destinata a svolgersi nel ridotto spazio di un bicchier d’acqua.