Un problema di persone
Anche a Genova finirà bene, con l’importante differenza rispetto a Milano che Marco Doria potrà diventare sindaco della città non contro la pessima eredità amministrativa del centrodestra ma contro una discussa esperienza di centrosinistra. Dunque, se è lecito giocare con le metafore, le primarie genovesi non sono affatto una catastrofe (non può esserlo, ogni volta che sono gli elettori a pronunciarsi), ma un piccolo cataclisma sì.
Innanzi tutto per il Pd di Genova, che salta pezzo dopo pezzo: hanno gestito male l’ultimo periodo dell’amministrazione Vincenzi, hanno gestito peggio l’operazione ricambio e non si sono resi conto di cosa si stava aprendo sotto i loro piedi. Ma è impossibile minimizzare Genova come fatto locale. C’è un segnale nazionale, che si collega ad altri e che va compreso in tempo.
Lo riassumiamo così: quando hanno la possibilità di farlo (perché viene loro dato uno strumento, magari un referendum, o perché è in campo una reale possibilità di scelta fra alternative praticabili), gli elettori democratici mostrano di considerare il Pd più una parte del problema “crisi dei partiti”, che non la sua soluzione. Naturalmente i sondaggi continuano a premiare il Pd, in quanto primo sostenitore del governo e per contrasto con un Pdl in avvitamento. Nascondono però un’insidia, in quel 30-40 per cento di elettori che si dichiarano incerti. Fra i problemi del Pd non c’è certo l’appoggio a Monti: casomai, appunto, per gli italiani il Professore è fisso nella casella “soluzioni”. Né c’entra essere più a destra o a sinistra. Il Pd non perde mai una competizione contro partiti rivali, moderati o radicali, invece la perde spesso contro “persone diverse”.
Ecco allora dov’è l’epicentro del sisma, con le sue scosse per ora locali: la carica di novità precocemente esaurita, l’impressione di un partito omologato a un sistema fallito, qualche scandalo, il sospetto di operazioni restauratrici (sistema elettorale). Ed ecco la reazione dei cittadini: la voglia di fuga appena si apre una via, fin qui sempre democratica, mai antipolitica.
C’è un vuoto che il Pd non riempie, altri lo fanno. Ieri Pisapia o de Magistris, poi i referendum, oggi Doria. Bersani il pragmatico è stato sempre bravo a rimettere il partito nella scia di questi eventi, a non farsene travolgere. Ma anche lui è roso da un dubbio: chi sarà il prossimo che pretenderà di colmare il vuoto?