Ufficiali felloni, ufficiali eroi
Non è il caso stavolta di scomodare il garantismo, perché l’errore e la colpa di Francesco Schettino sono troppo evidenti, e troppe sono le vittime che esigono una verità rapida. Certo però colpiscono la rapidità e la forza con cui intorno al relitto della Concordia si sono costruiti simboli, narrate storie nazionali (l’8 settembre, addirittura), trasformate le persone in emblemi se non in stereotipi. Sarà successo per l’evidente suggestione cinematografica (più che storica) del naufragio, ma soprattutto è successo perché a ogni curva della cronaca tiriamo fuori il nostro disperato bisogno di martiri, eroi e reprobi. E qui ci sono tutti, con un volto, un nome, una voce e una parte nella tragedia. L’ufficiale fellone, l’ufficiale eroe, l’ufficiale tutto d’un pezzo.
Nessun colpevole va salvato nella generalizzazione delle responsabilità, e del resto pare davvero impossibile che Schettino si salvi. Il rischio della riduzione delle persone a simboli è un altro: che la narrazione travolga la realtà e faccia perdere di vista il contesto.
Alcuni enti per esempio non hanno ancora trovato un posto preciso nella storia. Uno è Costa Crociere, che s’è detta parte lesa ma che in quelle convulse ore di venerdì notte era in contatto frequente col capitano della nave: il presidente del Registro navale italiano, Scerni, è stato costretto ieri alle dimissioni dopo averne messo in dubbio il ruolo in un’intervista al Secolo XIX goffamente smentita. Ci sarà qualcosa da capire anche sul sistema dei controlli e delle stesse Capitanerie di porto, se risultasse vero che la prassi degli accostamenti turistici è così estesa in tutta Italia, e secondo Repubblica s’è verificata ben 52 volte in un anno solo davanti al Giglio.
Abbiamo un gran bisogno di persone autorevoli e rette, come quella sera s’è dimostrato essere il capitano De Falco, e sicuramente altri. E abbiamo bisogno di verità. Di diavoli e di santi, invece, sulla terra e sul mare non sentiamo affatto necessità.
– Chi è Gregorio De Falco, il capo della sala operativa della Capitaneria di Porto di Livorno che si è guadagnato un enorme carico di ammirazione e stima dopo la diffusione delle registrazioni delle comunicazione col comandante Schettino della Costa Concordia