Già si prepara la sfida sul welfare
La mobilitazione dei sindacati di ieri contiene il dato positivo della ritrovata unità fra le confederazioni, che era perduta ed è invece un fondamentale fattore di stabilità. Nelle dure dichiarazioni di Susanna Camusso contro il governo Monti c’è però il germe di problemi che potrebbero riproporsi.
Superato il passaggio odierno dell’opposizione alla manovra – che ha avuto anche una sua componente di ritualità, oltre ad aver confermato il fatto che gli scioperi generali ormai non si avvertono nel paese come una volta, e non coinvolgono la gran parte dei lavoratori giovani – si annuncia già il prossimo capitolo, quello della discussione sulla riforma del mercato del lavoro.
La riforma è già presentata come il vero cuore dell’intero tentativo di Monti. In positivo, da parte di chi la attende come lo sblocco per far ripartire la crescita e soprattutto per confermare nei fatti le intenzioni di equità inter-generazionale. In negativo, per tutti coloro che a sinistra negano che la rigidità del mercato del lavoro sia un fattore di freno, e resistono nella difesa di uno schema che in verità adesso, senza aver mai dato alcun sostegno e speranza ai giovani, non garantisce più adeguatamente neanche gli anziani.
Ieri Camusso, parlando della manovra, ha denunciato delle continuità tra il governo Monti e il governo Berlusconi. Proiettata sul tema del lavoro, questa affermazione lascia un interrogativo: nell’esperienza che abbiamo alle spalle, infatti, l’unità sindacale è saltata per aria a ogni livello, nazionale e territoriale, proprio sul tema dei nuovi contratti, fino al mezzo miracolo del giugno scorso.
Richiamati a un tavolo di concertazione (per di più sotto la pressione della Fiom), i sindacati dovranno cercare di conservare l’unità ritrovata ieri nel nome dei pensionandi. Li aspetta e li sfida la determinazione di Monti e Fornero, che si muoveranno non più nel nome dell’austerità di bilancio ma nel nome dei diritti delle giovani generazioni ad avere finalmente tutele e opportunità.