Bene Monti in un vertice andato male
L’effetto Monti c’è, è evidente. E se lo spread non se ne accorge, se n’è accorto Nicolas Sarkozy. A dimostrazione di quanto personalità e credibilità possano valere sulla scena internazionale (non era del resto questa una delle rivendicazioni di Berlusconi?), è bastata l’apparizione a Strasburgo dell’ex commissario europeo perché cambiassero le parti nel dramma.
Sia dietro le quinte che nel proscenio della conferenza stampa, ieri è stato evidente come la nazione sotto i riflettori, quella in difficoltà, non fosse più l’Italia bensì la Francia. Con un presidente in precampagna elettorale fortemente innervosito anche perché poco prima s’era trovato davanti una Merkel spalleggiata da Mario Monti sul tema cruciale del ruolo della Bce e della sua autonomia. Il tema della riforma della banca è controverso, sta di fatto che Monti ha fatto fronte comune con Mario Draghi e con la Cancelliera, obbligando Sarkozy al dietrofront.
Non è riuscito il reciproco: Merkel resiste ancora duramente al varo degli eurobond (che pure ormai i mercati considerano come inevitabili, tanto da penalizzare le aste dei bund tedeschi), però anche qui la voce di Monti s’è sentita. Nell’indicazione di un percorso (da intraprendere dal consiglio europeo del 9 dicembre) che fissi i primi elementi di un’unione fiscale: accadesse davvero, sarebbe un insperato effetto della crisi finanziaria.
Il gioco dei veti è ancora forte e spinge anche Strasburgo fra gli appuntamenti falliti. Né c’è alcunché di salvifico nel riconquistato ruolo dell’Italia: semplicemente, è stato compiuto un passo politico fuori dallo stallo precedente, e tutti ne tengono conto. Monti s’è potuto anche permettere di ricordare l’errore franco-tedesco del 2003 (complice Tremonti), quando si concessero deroghe al patto di stabilità.
Annotazione finale, amara: in questo momento Merkel e Sarkozy sanno delle misure prospettate loro da Monti per l’Italia molto più di quanto ne sappiamo noi e ne sappia il parlamento. È un danno collaterale della cessione di sovranità cui siamo stati costretti dai nostri errori, ma è una situazione in questi termini inaccettabile.