Presto un altro, vero governo
Non si è dimesso ieri sera da Napolitano, ma non perdiamo di vista la notizia cruciale: la vita del quarto governo Berlusconi è finita ieri, con l’impegno formale assunto davanti al capo dello stato.
L’espediente di affrontare un altro passaggio parlamentare, con l’approvazione delle legge di stabilità, può spostare di qualche oncia la forza del Berlusconi che esce da palazzo Chigi, ma non intacca la sostanza. Per la seconda volta in diciassette anni, Berlusconi è costretto a chiudere anticipatamente.
Il pensiero di tutti a questo punto è: come fare a impedire che la storia di Berlusconi possa riaprirsi, come è già successo e come oggi lo spinge a fare Giuliano Ferrara? La risposta è contenuta nella giornata di ieri, anzi in tutte le ultime giornate dello scontro politico: la saldezza del patto fra le opposizioni, che ieri a Montecitorio ha consentito di infliggere una sconfitta campale alla ex maggioranza, deve trovare i tempi e i modi di rendere definitiva l’uscita di scena del Cavaliere, e di garantire al paese il governo di cui ha assoluto e urgente bisogno. Il successo di ieri è firmato Bersani e Casini.
Chi ieri aspettava dimissioni immediate del governo ha diritto di diffidare ora delle dimissioni differite. Attenzione però, perché nelle ultime ore la situazione economica italiana è ulteriormente peggiorata. E domenica è partita da Bruxelles una lettera indirizzata a Tremonti con la richiesta di una quinta manovra (essendo quelle fatte finora insufficienti al rientro dal debito) e di scadenze precise su pensioni, fisco e tutto il resto.
Questa è l’agenda che sarà presto nelle mani di Napolitano, per le sue consultazioni. Non è una agenda che preveda fra le proprie voci campagne elettorali.
Al contrario, esige i pieni poteri di un governo di credibilità internazionale.
Dunque presto le parti saranno rovesciate: sarà il Pdl a dover dire se sfascia tutto o collabora alla salvezza del paese.