Due italiani da seguire
Due uomini tengono a galla l’Italia. Giorgio Napolitano e Mario Draghi sono gli unici italiani che in queste ore possono muoversi a livello internazionale con forza e credibilità.
Il capo dello stato ieri ha sostanzialmente fornito alla delegazione governativa a Cannes le credenziali che altrimenti non le sarebbero state riconosciute. Mentre Berlusconi si aggirava a capo chino per il G20 (ricordate quando si vantava di esserne il leader?) è dal Quirinale che è partita la nota ufficiale che garantiva l’impegno a rispettare contenuti e termini delle misure di abbattimento del debito. Il presidente della repubblica è l’unica istituzione che in questo momento non è soggetta a commissariamento. Il Governatore ha fatto qualcosa di ancor più rilevante, con una mossa decisiva nel primo giorno alla Bce. Il taglio dei tassi d’interesse ha ridato vigore ai mercati, nella speranza che possa darne anche alle economie.
L’Italia è nella scia della Grecia sotto molti punti di vista. La scena di Papandreou preso per le orecchie e rispedito ad Atene per cancellare il suo referendum è di quelle che fanno male e fanno pensare: alle nuove micidiali regole della governance mondiale e ai limiti di sovranità imposti a chi la sovranità non sa meritarsela. Ci riguarda? Altroché. Vedremo fino a che punto seguiremo la sorte della Grecia.
Una riflessione schietta andrà proposta anche al popolo del Pd che domani si raduna a Roma per una grande manifestazione. La doppia leadership di Napolitano e Draghi vuol dire qualcosa. Vuol dire che è stata una follia anche solo mettere in discussione i nostri doveri verso gli europei che pagano il nostro debito, come purtroppo è successo e succede ancora, nel Pd e intorno al Pd. E vuol dire che non è ancora il momento, neanche in piazza, di squillare le trombe della rivincita politica ed elettorale, che pure si avvicina: a san Giovanni andrà fatto soprattutto un discorso di sincerità e credibilità sui cambiamenti, duri e difficili, da introdurre in Italia.
È questa, oggi, la vera differenza da marcare rispetto a Berlusconi, il fantasma di Cannes.