Il momento della verità
Il passaggio è drammatico, pieno di incognite, ma in definitiva non così complicato. È reso obbligato dal micidiale fuoco incrociato di tre fattori: l’ulteriore emergenza scatenatasi in Europa subito dopo l’annuncio del referendum greco; la violenza dell’attacco speculativo ai titoli pubblici italiani, cioè del paese considerato più a rischio nell’Eurozona; la convinzione diffusa a tutti i livelli che il governo Berlusconi non abbia la forza per assumere le misure richieste dalla Bce.
Non esiste la via d’uscita suggerita da Giuliano Ferrara a Berlusconi: il golpe interno al centrodestra di un decreto che cancelli mesi di resistenze e di veti, facendo del presidente del consiglio il campione della cura lacrime e sangue. Non esiste perché Berlusconi non ha questa forza politica (e probabilmente neanche parlamentare) e perché né Napolitano né Draghi né il direttorio franco-tedesco possono fidarsi di una conversione in legge di tempi ed esito dubbi.
Non è affatto detto che esista, in alternativa, la via d’uscita che il capo dello stato si è incaricato di esplorare, in consultazioni che potrebbero cominciare già oggi. Nel suo comunicato-bomba, ieri pomeriggio, il Quirinale fa riferimento all’opinione di forze «sociali e politiche» e alla loro disponibilità ad assumersi le responsabilità del momento. Ma a che cosa è legata questa disponibilità, come Napolitano sapeva benissimo quando ha scritto il comunicato? Alla nascita di un nuovo governo (a occhio, diremmo a guida Mario Monti), come hanno detto non solo i partiti – Bersani d’intesa con Casini e Di Pietro – ma anche per la prima volta in questi termini tutto il cartello da Confindustria all’Abi.
È un’ipotesi remota, stante la resistenza ostinata di Berlusconi. C’è però l’incognita: la possibilità che si renda necessario un voto parlamentare, che potrebbe perfino essere richiesto dall’Europa come certificazione della volontà politica italiana a fare sul serio. A parte che la Lega non ha mai accettato di piegarsi ai diktat europei, pochi istanti dopo il comunicato di Napolitano l’ex coordinatore di Forza Italia Antonione ha annunciato l’uscita dal Pdl. È un segno. La resa che Berlusconi non vuole offrire spontaneamente potrebbe essergli strappata a forza. Anche se dopo sarebbe tutto più difficile.