Primato della politica svendesi
Ma come sono volatili i principi duri e puri dell’autonomia della politica, che ballano a seconda delle convenienze. Lavora troppo a singhiozzo l’apprezzabile partito trasversale che ha resistito allo spirito del tempo, mantenendo sacro il concetto che politica e affari sono mondi paralleli e ovviamente comunicanti, ma che ognuno deve rispondere innanzi tutto alle proprie regole e alle fonti di legittimità: corpo elettorale per la politica, stakeholders per chi fa affari.
Capita così che la sortita avventurosa di Diego Della Valle e la tardiva foga antigovernativa di Emma Marcegaglia muovano a maggiore indignazione proprio i residui guardiani del mondo berlusconiano.
Una beffa, pensando che l’intera loro attività – i partiti che dirigono, i quotidiani e i settimanali dove scrivono, le tv dalle quali parlano – rappresenta un monumento al conflitto d’interessi e alla cancellazione dei confini fra uomo d’affari e uomo di governo.
Il conflitto d’interessi di Berlusconi è stato qualche rara volta un’ammissione messa tra parentesi (pensiamo a Giuliano Ferrara), di solito una circostanza semplicemente negata con faccia di bronzo (tipica, quella di Franco Frattini). Ora diventa accusa infamante e motivo di derisione per lo scarparo fiorentino o per la signora di Confindustria, per non parlare di Montezemolo e dei suoi treni. Ingrati, questi imprenditori che invece andavano benissimo quando (da veri allocchi, va detto) accettavano da Berlusconi programmi-fotocopia buoni per governo e imprese.
Nello stesso momento in cui gli aspiranti al conflitto d’interessi del futuro vengono inchiodati sul bagnasciuga della politica, eroe eponimo diventa Sergio Marchionne, leader di quella Fiat un tempo odiata dalla destra leghista-berlusconiana.
Marchionne: uno che l’autonomia del business la pratica davvero, ma non ha disdegnato di scrivere di proprio pugno il famoso articolo 8 della manovra tremontiana, illudendo l’ex socialista autonomista Sacconi di aver trovato lo scassa-Cgil dei suoi sogni.
Amara però la sorte degli autonomisti a targhe alterne: lo scassa- Cgil si rivela in realtà scassatutto, inarrestabile nella sua traslazione verso Detroit, amico di un breve momento per far dispetto a Marcegaglia ma già con la testa e l’auto altrove. Non l’avessero già ignorato per diciassette anni, hanno dato via davvero per poco il loro primato della politica.