Gli ossessionati dalla FIAT
Da tempo abbiamo capito cosa faranno di mestiere gli antiberlusconiani di stampo giustizialista quando non ci sarà più Berlusconi: daranno la caccia alle indegnità morali di tutti gli altri rimasti sulla scena, a cominciare dal Pd.
Ora cominciamo a intravedere una tentazione per il dopo- Berlusconi anche per gli antiberlusconiani che apprezziamo di più, quelli del primato della politica, ai quali ci sentiamo più vicini anche perché adesso abitano soprattutto nel giornale cugino di quello che dirigo, l’Unità. E ai quali però vorremmo consigliare di non sostituire l’ossessione del partito azienda Fininvest con l’ossessione del partito azienda Fiat, autocondannandosi fin d’ora a una replica degli stessi concetti, dello stesso schema di battaglia e, temiamo, delle stesse delusioni patite contro il Cavaliere.
Certo, Montezemolo può risultare fastidioso per l’esasperato tatticismo, il calcolo di essere oggi sulla scena tutti i giorni ma di volersi assumere responsabilità dichiarate solo a ridosso delle elezioni. E per parte sua è arrivato il momento che Marchionne interrompa le sue lezioni sull’Italia e, come dice Fassino, dimostri di aver azzeccato la strategia per l’auto, che non ne saremmo così sicuri.
Calcoli e personalismi fanno però parte della politica, innervosirsi è inutile e denuncia una certa insicurezza in se stessi.
Vale per il Pd come vale per Casini e Rutelli. Il modo migliore per neutralizzare un eventuale pericolo Montezemolo (tanto più se lo considera un Berlusconi-bis) non è la demonizzazione che già non funzionò con l’originale: occorre capire per tempo se nel tipo di personaggio e nelle proposte anche radicali che fa non ci sia qualcosa che gli italiani potrebbero apprezzare come novità, e senza stare a domandarsi se sia roba liberista o laburista. Liberista solo a chiacchiere, non è certo per il suo rigore ideologico che Berlusconi ci ha dato legnate per anni.